Lo scontro tra Magistratura e Governo sembra senza fine. Il Consiglio dei Ministri vara il decreto in tema di migranti che stabilisce come norma primaria la lista italiana dei paesi ritenuti ‘sicuri’, l’Associazione nazionale dei magistrati risponde: “i giudici non possono assumere decisioni ispirate dalla necessità di collaborazione con il governo di turno”. Un giudizio durissimo. E il segretario di magistratura democratica, Stefano Musolino, cancella ogni speranza di ricomposizione: “questo decreto non fa che esasperare il conflitto e di questo noi siamo molto preoccupati, perché se c’è una cosa che noi non vorremo è il conflitto”. Ciò che fa male sono anche le parole del guardasigilli Carlo Nordio, che in conferenza stampa a Palazzo Chigi era entrato nel merito della sentenza della Corte di giustizia europea, applicata venerdì scorso dai giudici nelle ordinanze che annullano i trattenimenti nei centri italiani in Albania: “è molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta”, aveva detto il ministro ai giornalisti.
E a mobilitarsi sono anche i membri togati del Consiglio superiore della magistratura, con la sola esclusione di magistratura indipendente, corrente di centrodestra. Area, Magistratura democratica e Unicost e gli indipendenti Fontana e Mirenda hanno depositato la richiesta di apertura di una pratica a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma dopo il ‘caso Albania’. “Le critiche alle decisioni giudiziarie non possono travalicare il doveroso rispetto per la magistratura”, si legge nel documento, dove si citano “le dichiarazioni di queste ore da parte di importanti rappresentanti delle istituzioni” che “alimentano un ingiustificato discredito nei confronti della magistratura”.