La Tac e la risonanza magnetica sono state eseguite, come chiesto dalla famiglia, e al medico in pensione Giuseppe Noschese non resta che riportarsi a casa suo figlio. “Ci vorranno un paio di giorni”, spiega, per avere gli esiti dei nuovi esami, ma il dato di fatto resta che Michele è morto e “nessuno ce lo potrà restituire”.
Pino Noschese si appresta a ritornare in Italia, a Napoli. “La salma è stata liberata, nelle prossime ore è prevista la cremazione. Poi torneremo a Napoli. Mia moglie Daniela e l’altro mio figlio Giampiero come me sono straziati”, dice all’ANSA, a consuntivo di una settimana (Michele è morto la mattina di sabato 19 luglio) che gli ha cambiato la vita.
I risultati degli esami diagnostici, svolti questa volta alla presenza di un consulente di parte, dovranno avallare o meno quanto stabilito dall’autopsia, che non ha evidenziato segni di percosse, a conferma che l’operato della Guardia civil – che sabato mattina ha arrestato il dj Godzi mentre dava in escandescenze fuori dalla sua casa di Ibiza – è stato corretto.
Niente botte, solo un intervento energico quanto basta a immobilizzare un uomo che “era fuori di sè”, come hanno detto concordemente i vari testimoni, compresa una donna intervistata dal Diario di Ibiza. “Ho visto che Michele si era intrufolato nel balcone del suo vicino di 82 anni e lo stava scuotendo”, ha affermato la testimone, un racconto confermato anche da diversi video girati dai residenti. “Non so se fosse in crisi psicotica o era a causa delle droghe, ma sembrava un matto”, ha aggiunto.
Agli amici del dj italiano, che a quanto pare erano arrivati a casa sua durante la notte per una festa, ha urlato: “Non è un vostro amico? Andate a fermarlo! E mi hanno risposto, ‘è come uscito di senno, è impossibile'”.
Sul posto sono poi giunti gli uomini della Guardia civil, assieme alla sicurezza privata del complesso e un’ambulanza, in principio fatta arrivare per soccorrere l’anziano aggredito. “Ci hanno detto che è morto per un arresto cardiaco”, ha affermato la testimone, aggiungendo che le feste, i litigi e le situazioni scomode erano abituali, ma ultimamente erano peggiorate. Di Michele Noschese racconta: “Era una persona che mi sembrava avesse gravi problemi e che purtroppo aveva toccato il fondo, e questa è stata la fine”.
In attesa dei risultati tossicologici definitivi, l’autopsia ha evidenziato come possibile causa del decesso “la continua assunzione di stupefacenti”. Ma il padre obietta: “Mio figlio consumatore abituale di stupefacenti? E come fa a dirlo la Guardia civil? Lui era uno sportivo, è sempre stato in buona salute. Voglio vedere le denunce a carico di mio figlio al riguardo”. Così come non esistono denunce di aggressioni, aggiunge, facendo riferimento sia all’anziano vicino, sia alla ragazza che si trovava a casa sua e che è scappata urlando.
“Michele non era fidanzato, ma quella sera era in dolce compagnia”, ha detto il padre. “Era un ragazzo solare e amato da tutti, non il tipo che aggredisce qualcuno”. E a proposito del suo stato psicofisico quella mattina, dice: “Alle 7.49 di sabato Michele ha inviato un suo messaggio agli amici, che è agli atti dell’inchiesta, in cui diceva ‘basta fare chiasso, che protestano i vicini’. E alle 8.15 era morto. Aspetto di capire ancora perché”.
Giuseppe Noschese ha sempre detto che non cerca “vendetta o un colpevole a tutti i costi”, ma solo “capire cosa è successo”. “Ho la massima e totale fiducia nella magistratura spagnola e attendo con grande serenità i referti ufficiali e i risultati dell’inchiesta”, assicura. La denuncia alla guardia civil per omicidio “era un atto dovuto”, ma da medico “quello che posso dire è che se Michele aveva le convulsioni”, dopo il fermo da parte degli agenti, “doveva essere soccorso e non picchiato e ammanettato mani e piedi”.