I familiari di Andrea Purgatori, il giornalista morto a Roma nel luglio 2023 dopo un calvario durato alcune settimane, hanno ottenuto che le cliniche dove il 70enne era in cura ‘entrino’ ufficialmente nel procedimento che vede indagati quattro medici con l’accusa di omicidio colposo. Il gup della Capitale ha dato il via libera alla citazione come responsabili civili delle due strutture dove Purgatori si era recato per le cure. “Se sarà affermata la responsabilità dei medici – commenta l’avvocato Alessandro Gentiloni, legale dei figli del giornalista – anche le strutture presso cui hanno operato dovranno risponderne nei confronti della famiglia”, sottolinea. Il giudice ha dato l’ok alla citazione anche di una compagnia assicurativa e ha riconosciuto l’associazione Cittadinanzattiva tra le parti lese. Il procedimento è stato aggiornato al prossimo 20 febbraio, quando dovranno comparire per discutere le due cliniche citate.
Davanti al gup compaiono come imputati il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo – entrambi appartenenti alla sua equipe – e il cardiologo Guido Laudani. Nell’atto di conclusione delle indagini, notificato nel dicembre 2024, i pm parlano di “imperizia, negligenza e imprudenza” nelle cure del giornalista, morto a causa di un’endocardite infettiva.
Secondo l’impianto accusatorio, i neuroradiologi non refertarono correttamente l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023. Un documento “redatto con grave imperizia, negligenza e imprudenza, posto che diagnosticava senza margini di dubbio una metastasizzazione cerebrale – in realtà mai verificatasi – e ometteva qualunque riferimento alla possibilità che le anomalie descritte fossero riferibili a lesioni di natura ischemica”.
Gualdi, inoltre, “anche nella successiva interlocuzione con il paziente e i suoi familiari, nonché con gli altri sanitari coinvolti, rappresentava con forza, sulla base dell’errata diagnosi – proseguono i pm – la necessità di avviare Purgatori a immediate cure radioterapiche per affrontare la grave e prioritaria emergenza metastatica cerebrale”. Tutto ciò “non solo causando la sottoposizione del paziente a inutile e debilitante terapia, ma soprattutto determinando un serio sviamento nell’approccio diagnostico e terapeutico degli altri sanitari, anche per il mancato rilevamento di lesioni ischemiche la cui causa sarebbe stato necessario indagare senza ritardo”.
Agli atti del procedimento figura anche quanto messo nero su bianco in una perizia medico-legale, disposta dal Gip, in cui si parla senza mezzi termini di una “catastrofica sequela di errori ed omissioni”. Nel documento si afferma che “un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente Purgatori un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi”.