Non si fermeranno oggi le ricerche di Cristian Molnar, il 25enne che risulta ancora disperso nel Natisone ma “sarà solo fatta una valutazione per renderle maggiormente efficaci”. Lo chiarisce Michele de Sabata, sindaco di Premariacco, dopo aver saputo che online è stata lanciata una proposta di mobilitazione popolare per continuarle a livello volontario.
In quella che si presenta come la decima giornata di perlustrazione dei fondali del fiume, il primo cittadino tiene a precisare che “ci sono in campo i professionisti e il rischio è che degli improvvisati si mettano solamente a loro volta in pericolo. La sola presenza di altre persone sarebbe peraltro da intralcio perché i sorvoli a bassa quota dell’elicottero possono essere pericolosi, per questo spesso alcuni tratti vengono interdetti alla circolazione”.
Il setacciamento è minuzioso e procede per circa 200 metri al giorno, escludendo progressivamente le zone bonificate che sono piene di forre, anfratti, buche e vegetazione intricata. La comunità locale ha in questi giorni manifestato non solo rispetto ma anche affetto per le vittime e per i soccorritori. Molti residenti della zona per tutta la settimana di ricerche hanno rifocillato l’esercito di soccorritori con viveri, dolci e generi di conforto.
C’è poi l’incognita meteo: questa sera il comando dei vigili del fuoco comunicherà alla Protezione civile Fvg se ci sarà la necessità di volontari anche per la giornata di domani dopo che saranno più chiare le condizioni del tempo, previsto per domani avverso.
Intanto, nello stupore generale, alcuni bagnanti tornano sulla rive del fiume per prendere il sole come se nulla fosse successo e non fosse ancora in atto in quella che è stata già definita “la spiaggetta dell’abbraccio”, fino a dieci giorni fa nota come “Premariacco Beach”.
Il fratello di Cristian: “È ancora vivo, cercatelo”
La mobilitazione nasce anche sull’onda delle parole del fratello di Cristian, Radu Petru, disperatamente convinto che il ragazzo possa essere ancora vivo. All’appello si unisce la denuncia da parte dei genitori del giovane rumeno: “Se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera Patrizia li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero vivi e a casa con i loro genitori”.
La durissima accusa è stata lanciata in alcune interviste rilasciate dall’avvocato Gaetano Laghi, legale della famiglia Molnar. “Dopo aver fatto anche un sopralluogo nella località della tragedia, mi colpisce molto la sottovalutazione della situazione iniziale”, ha incalzato il legale.
Nei giorni successivi alla tragedia sono spuntate poi nuove foto, qualche video e dettagli inediti come quello di due operai del comune di Premariacco, che tra la fitta vegetazione, si muovevano dialogando con i tre ragazzi bloccati sull’isolotto del Natisone, cercando di dargli una mano. Uno degli ultimi, tentativi disperati di aiuto per una salvezza, che poi non è arrivata.
Nuove testimonianze: i due operai, la nuova foto
Tra i protagonisti della vicenda ora spunta la storia di due operai del Comune di Premariacco: hanno tentato anche loro di dare una mano ai ragazzi dall’argine, ma era già troppo tardi. La loro tuta arancione s’intravede in una nuova foto che mostra i tre bloccati sul ghiaione diventato un’isoletta.
Anche loro saranno sentiti dagli investigatori come testimoni.
L’indagine per omicidio colposo
La Procura indaga per omicidio colposo per determinare eventuali responsabilità omissive nella catena dei soccorsi: l’attenzione dei Carabinieri è rivolta sull’operato della centrale unica per le emergenze, il 112, e dei Vigili del fuoco. Non ci sono comunque iscritti nel registro degli indagati.
Si analizza la “timeline” degli eventi
La Procura analizza la macchina dei soccorsi sul Natisone, e la timeline degli eventi: quando è arrivato l’elicottero da Venezia, ed i tre ragazzi erano stati già trascinati via, per esempio. L’elisoccorso Fvg attivato venti minuti dopo la chiamata al 112. Ma non è l’unico punto sul quale la procura di Udine sta indagando.
Quel tempo che è mancato invece, ai tre ragazzi, travolti dall’acqua del fiume dopo le 4 chiamate di Patrizia, una delle vittime, al 112.