Abbandono di minore, non più omicidio. Il gip di Grosseto ha derubricato l’accusa contestata a Chan Jheansel Pia Salahid, 28enne filippina, che ha dato alla luce un bambino sulla nave da crociera Silver Whisper il 17 maggio e poi arrestata per la morte del piccolo. Il gip ha convalidato il suo fermo disponendo che la giovane resti in carcere. Non convalidato invece il fermo delle sue due colleghe e compagne di cabina, che sono tornate in libertà. Oggi l’autopsia per chiarire le cause del decesso. La 28enne ha sempre negato di aver voluto provocarne la morte del suo neonato, che aveva chiamato Tyler.
Le ipotesi sulla dinamica
Nel decreto di fermo si spiegava che il piccolo non avrebbe ricevuto per ore e ore le cure necessarie mentre la mamma sarebbe stata intenta a svolgere i turni di lavoro dopo che non aveva mai rivelato all’equipaggio di essere incinta, per la paura di perdere l’impiego. Quando il neonato doveva restare da solo, sarebbe stato sistemato dentro l’armadietto della cabina per evitare che cadesse da letto, con lo sportello socchiuso per farlo respirare ma anche per attutire i vagiti.
Due colleghe di lavoro, che condividevano con lei la cabina – Mutundu Dorcas Njuguini, originaria del Kenya, di 25 anni, e Mphela Kgothadso Mabel Jasmine, 29enne del Sud Africa, l’avrebbero aiutata a partorire e probabilmente a far sparire il cordone ombelicale, e sarebbero state complici nel coprire il comportamento “irresponsabile” della 28enne filippina nei confronti del figlio appena nato. Le tre le donne nella serata di lunedì 20 maggio sono state arrestate e condotte nella sezione femminile del carcere fiorentino di Sollicciano.