Era il 29 settembre del 1994, la vita di una famiglia, residente in California, cambia all’improvviso durante una vacanza in Italia. Mentre viaggia sull’autostrada Salerno-Reggio, la macchina con a bordo Reginald Green, la moglie Maggie e i due figli, viene affiancata da un’auto da cui parte una scarica di proiettili. Nicholas, 7 anni, viene trasportato d’urgenza al policlinico di Messina ma dopo due giorni ne viene accertata la morte cerebrale. I genitori decidono di donarne gli organi, determinando un’ondata di solidarietà che travolse l’Italia e un’impennata di donazioni, in un’epoca in cui a farlo erano pochissimi: venne chiamato “l’Effetto Nicholas”.
Trent’anni senza Nicholas Green (Leggi l’approfondimento)
Il dono che salvò la vita a sette persone
La decisione di Reginald e Margaret Green di donare gli organi del figlioletto salvò sette persone in attesa di trapianto. La vicenda diventò un vero e proprio caso mediatico, una tragedia collettiva che, grazie al coraggio della famiglia Green riuscì a sdoganare il tabù della donazione degli organi nel nostro Paese. In occasione del trentennale della morte di Nicholas Green, andrà in onda venerdì 27 giugno in prima serata su Rai2 “Effetto Nicholas”, un documentario – prodotto da Endemol Shine Italy per Rai Documentari – che racconta la tragica vicenda e ciò che successivamente accadde.
Il documentario
Il documentario di Endemol Shine Italy per Rai Documentari, ideato e scritto da Carmen Vogani con Lorenzo Avola, analizza a fondo quella che è stata una vera e propria rivoluzione culturale in Italia, raccontando l’evoluzione dei trapianti d’organo nel nostro Paese e di come la scelta della famiglia Green fece da esempio e ispirazione in Italia, dove vi è oggi un’eccellenza medica nel campo dei trapianti.
Una ricostruzione fedele
Al documentario ha aderito il Centro Nazionale Trapianti e la stessa famiglia Green, che ha partecipato al progetto in prima persona con le testimonianze dirette di Reginald Green, il padre di Nicholas, di sua moglie Margaret, e della loro figlia Eleanor, che quella terribile notte del 1994 dormiva accanto al fratello maggiore.
Il papà Reginald a 31 anni dalla tragedia: “Donai gli organi di mio figlio
Il papà del bambino americano ucciso dai rapinatori sulla Salerno-Reggio Calabria parla del docufilm Effetto Nicholas e rivive quei giorni drammatici: “Il nostro gesto di allora ha fatto triplicare le donazioni. Torniamo spesso in Italia e tantissime persone si sentono ancora vicine a lui”. E ancora “Molti ricordi si affollano nella mia mente, ma il più vivido è lo choc che provai quel giorno quando fermai l’auto, guardai Nicholas e vidi la sua lingua sporgere in fuori e una traccia di vomito sul suo mento. Quello fu il primo istante in cui mi resi conto che uno dei proiettili che ci avevano sparato lo aveva colpito. Posso ancora vedere quel terribile momento nella mia mente come se fosse accaduto ieri”.
Pulitanò: “Portare Effetto Nicholas nelle scuole”
L’uscita del documentario ‘Effetto Nicholas’ su Rai2 “è molto importante” e anzi andrebbe fatto vedere anche “nelle scuole”. A spiegarlo è la dottoressa Silvia Maria Pulitanò, Coordinamento donazione organi e tessuti a scopo di trapianto – Fondazione Policlinico A. Gemelli, IRCCS – Roma. “Nel nostro Paese, a proposito del tema trapianti servirebbero ancora molte più informazioni. Bisognerebbe parlare della cultura del dono”.
“La cultura della donazione, ha fatto passi da gigante da allora – ha detto ancora Pulitanò- nella ricerca e nell’attuazione della chirurgia dei trapianti. Ormai il trapianto si svolge in tutti gli ospedali, aiuta tante persone. Ci sono tanti centri trapianti”. Nello specifico “il Centro nazionale trapianti, con i centri regionali che sono 19, con tutti i coordinatori locali negli ospedali e tutte le persone che lavorano per arrivare al trapianto, formano una rete tra le più grandi del Sistema sanitario nazionale”.
Donare organi “è volontario e consapevole– ha spiegato ancora la dottoressa Pulitanò- Chiunque sia maggiorenne può esprimere consenso alla donazione“. Ci sono, però, ancora delle resistenze: “Ci sono delle discrepanze anche di espressione della volontà in base alle fasce di età- ha spiegato- con picchi di opposizione nelle fasce piu giovani, 18-30 anni, forse per una disinformazione. Altro picco dove c’è opposizione è quello della fascia di età degli over 70, forse perchè si pensa che, oltrepassata una certa età, non si possa più donare. E non è corretto perché non ci sono limiti di età”.