La cava di Dewars Farm nell’Oxfordshire, dove l’anno scorso i paleontologi scoprirono “l’autostrada del Giurassico”, continua a riservare sorprese.
E si scopre che, 166 milioni di anni fa, questa landa pietrosa lavorata dall’uomo era una laguna poco profonda attraversata dai dinosauri.
La “via dei dinosauri” si allunga
Durante la nuova campagna di scavo estiva, i ricercatori dell’Università di Oxford e di Birmingham hanno individuato una pista di orme lunga più di 200 metri — la più estesa mai documentata nel Regno Unito — insieme a conchiglie e a un piccolo riccio di mare. Indizi preziosi che rivelano come questo paesaggio industriale, oggi brullo e scavato, fosse un tempo una laguna dove enormi dinosauri lasciavano le loro impronte nel fango.
La scoperta amplia quella annunciata a inizio anno, quando la stessa squadra aveva riportato alla luce centinaia di orme nel sito, ribattezzato “la via dei dinosauri”.
Nuove tecniche per leggere il fango del Giurassico
In questa seconda fase, i ricercatori hanno esteso l’area di indagine, mappando con droni e modelli 3D nuovi tratti di terreno e prelevando campioni di sedimento per ricostruire le condizioni ambientali che hanno permesso la conservazione delle impronte.
«Siamo i primi a vedere queste tracce», spiega la paleontologa Kirsty Edgar. «È raro trovare in Gran Bretagna un sito di questa scala, che ci restituisce un’immagine così nitida del mondo giurassico».
Duncan Murdock, del Museo di Storia Naturale di Oxford, sottolinea come “la presenza di fossili marini indichi un ambiente lagunare, dove il mare avanzava e si ritirava lasciando brevi finestre di tempo in cui i dinosauri potevano camminare sul fondale”.
Quando i dinosauri camminavano tra mare e isole
Il sito, già noto per le orme scoperte negli anni ’90, si conferma una delle aree più ricche d’Europa per quantità e varietà di tracce. Le impronte, larghe fino a un metro, appartengono a grandi erbivori — probabilmente sauropodi simili al Cetiosaurus — e a predatori come il Megalosaurus. Alcuni percorsi si sovrappongono, suggerendo che le stesse rotte fossero percorse più volte o condivise da specie diverse.
Con le nuove scoperte, gli studiosi potranno calcolare con maggiore precisione la postura e la velocità degli animali, ma anche comprendere come cambiava il paesaggio in un’epoca in cui l’Inghilterra era un arcipelago di isole tropicali. Un mosaico di fango, sabbia e acqua salmastra che, per pochi istanti, conservò il passaggio dei giganti destinati a scomparire.