Un’operazione da 13,3 miliardi di euro che potrebbe rivoluzionare gli equilibri della finanza italiana e dare una svolta al cosiddetto risiko bancario. La mossa di Monte Paschi di Siena, che ha lanciato un’operazione pubblica di scambio (Ops) volontaria su tutte le azioni ordinarie di Mediobanca, va letta anche tenendo presente il ruolo di Generali. Del resto lo ha detto anche l’ad Lovaglio: dalla fusione nascerebbe un “campione” con circa 300 miliardi di risparmi da gestire e si potrà contare sui flussi di cassa che arrivano dal Leone di Trieste.
Per capire cosa sta succedendo bisogna tenere in conto soprattutto l’assetto societario dei vari soggetti in campo.
I principali soci di Mps sono il ministero del Tesoro (l’11,7%), la famiglia Del Vecchio, tramite la cassaforte Delfin, ( 9,8%), e Caltagirone con il 5%. L’azionariato di Mediobanca è composto invece in questo modo: la famiglia Del Vecchio (20%), Caltagirone (10%) e banca Mediolanum (3,5%).
E arriviamo così a Generali che ha come come primo azionista Mediobanca, seguita dalla famiglia Del Vecchio e Caltagirone. Insomma chi controlla Piazzetta Cuccia, controlla Generali. Società che negli ultimi giorni è stata criticata dai suoi azionisti Del Vecchio- Caltagirone per l’operazione con i francesi di Nataxis sul fronte del risparmio gestito. Prendere il controllo di Mediobanca, che a Piazza Affari vale 12,7 miliardi, porterebbe nelle intenzioni di Mps a a una integrazione tra una banca commerciale tradizionale e una banca d’investimento
Da ricordare anche la recente mossa di Unicredit che aveva lanciato un’offerta su Banco Bpm, istituto destinato a unirsi proprio con Mps.