È stata una mattinata intensa e piena di relazioni diplomatiche quella di Papa Francesco in visita oggi al Campidoglio, dove mancava dal 2019.
A fare gli onori di casa è stato il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha accolto nel Tabularium il Santo Padre tra gli squilli di tromba dei Fedeli di Vitorchiano.
Sotto l’obiettivo di numerose testate presenti per l’evento, il Santo Padre e il Sindaco di Roma si sono affacciati dalla loggia per un istante dove il Pontefice ha ammirato il Foro Romano e tutte meraviglie della Citta Eterna.
L’incontro privato, durato circa mezz’ora, tra le due autorità, è avvenuto nell’ufficio del Sindaco nel Palazzo Senatorio. Tra i temi centrali affrontati il Giubileo, con l’apertura della Porta Santa tra pochi mesi, e la volontà di rendere più saldo il legame storico e indissolubile tra Santa Sede, Comune di Roma e Governo italiano. “Rinasca in ciascuno la consapevolezza del valore di Roma, del simbolo che essa rappresenta in tutti i continenti – ha dichiarato Francesco –, e si confermi, anzi cresca, la reciproca fattiva collaborazione tra tutti i poteri”.
Il Santo Padre ha stretto le mani e salutato la famiglia di Gualtieri, i consiglieri, gli amministratori, assessori e dipendenti del Comune di Roma rivolgendosi con immensa gratitudine, senza però prima essere passato alla firma del Libro d’Oro collocato nella Sala delle Bandiere dove ha lasciato la frase in latino “Et sublato patre montem petivi”, un passo dell’Eneide di Virgilio che rimarca un modello emblematico di Francesco ricorrente in cui le crisi possono essere superate solo nella misura in cui nessuno venga lasciato da solo.
Il discorso del Papa, nell’Aula Giulio Cesare seduto sulla sedia rotelle, è stato carico di una speranza e di una pace che necessita essere costruita sulla fratellanza. “Continui Roma a manifestare il suo vero volto, un volto accogliente, ospitale, generoso, nobile. L’enorme afflusso nell’Urbe di pellegrini, turisti e migranti, con tutto ciò che significa in termini di organizzazione, potrebbe essere visto come un aggravio, un peso che frena e intralcia lo scorrere normale delle cose”. Roma – ha sottolineato – è una città, però, dallo spirito universale. Dalla parte dei pellegrini, dei migranti, dei più deboli e degli ultimi. Per questo aprirò una Porta Santa in carcere”. Ha ricordato che da giovane prete ha sempre avuto devozione per la Salus Populi Romani e che ha chiesto di vegliare sulla città e i cittadini romani, perché infonda in loro speranza e susciti la carità; confermando le sue più nobili tradizioni, continui ad essere anche nel nostro tempo, faro di civiltà e promotrice di pace.
In Aula Giulio Cesare, dove è stata scoperta una targa in suo onore con la scritta “A sua Santità
Francesco, successore di Pietro e Vescovo di Roma, promotore di cura della casa comune e testimone di fraternità universale”, il Papa ha ringraziato per l’accoglienza così calda e la grande generosità da parte dei romani dando appuntamento a tutti per l’imminente apertura del Giubileo.
Il Papa, prima di andare via, ha infine anche salutato i dipendenti capitolini. “Non dimenticate di pregare per me…a favore”, ha detto affacciandosi dalla loggia del Campidoglio davanti ai cittadini, dipendenti e turisti, stupiti, presenti in piazza.