28.355 nel 2023 i siti analizzati, di cui quasi 2800 inseriti nella black list dei siti che contengono rappresentazioni di sfruttamento sessuale di minori. Oltre 1.100 le persone identificate e denunciate per aver scaricato, condiviso e scambiato foto e video di abuso sessuale ai danni di minori. In aumento le estorsioni sessuali, e in lieve calo il fenomeno dell’adescamento online che riguarda però soprattutto la fascia di età 10-13 anni. Sono questi i dati – dell’orrore – resi noti dalla Polizia Postale alla vigilia giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia che ricorre domani, 5 maggio.
I numeri del contrasto
I soggetti sono prevalentemente uomini, incensurati, anche se desta preoccupazione l’aumento dei reati di pedopornografia commessi da soggetti molto giovani.
Lo scorso anno sono stati numerosi gli arresti di soggetti con alto livello di pericolosità, colti in flagranza di reato, ovvero detentori di ingente quantità di materiale pedopornografico o abusanti. Nell’anno di riferimento è stato registrato un incremento dei casi di sextortion, passando dai 118 casi del 2022 ai 132 registrati nel 2023. Nel 2023 è stato rilevato un lieve calo dei casi adescamento online, confermando però il coinvolgimento di minori di età compresa tra i 10 e i 13 anni. Infatti, la fascia dei preadolescenti è quella che maggiormente ha avuto interazioni sessuali tecnomediate, 200 rispetto ai 341 casi totali.
Le principali minacce online ai danni di bambini e ragazzi: trend attuali
Lo sfruttamento sessuale dei minori online è un fenomeno complesso e multidimensionale, che si aggrava constantemente a livello globale. Dal 2019 il National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC) ha registrato un aumento del 87% dei casi. Gli autori di questi reati sono spesso persone insospettabili, che conducono una vita ordinaria e hanno un’età che, nel 70% dei casi, non arriva ai 45 anni. Sempre più spesso sfruttano i servizi di messaggistica e socialnetworking legali volti a garantire l’anonimato, per mascherare le loro intenzioni e la loro identità, tentando di eludere le investigazioni delle forze di polizia.
La complessità dei fenomeni di abuso sessuale online richiede un approccio sempre più integrato tra il framework normativo del nostro Paese, le attività investigative sempre più sofisticate, anche a livello tecnico e la massima attenzione nei confronti delle specifiche peculiarità psicologiche degli autori di reato e delle vittime. La presenza di un pool di psicologi dell’Unità di Analisi dei Crimini Informatici (UACI) presso il Servizio Polizia Postale ha progressivamente aperto la strada a un confronto costante con gli aspetti più definitamente umani, che correlano con queste gravi crimini.
Rimane emergente la minaccia legata ai casi di adescamento online che riguardano minori di età inferiore ai 13 anni. La diffusione sempre più capillare tra bambini e ragazzi di smartphones e tablets di ultima generazione non sfugge all’attenzione di pedofili e adescatori online.
Sempre più spesso, infatti, i primi contatti tra questi soggetti e le piccole vittime avvengono proprio nei luoghi deputata agli “esercizi evolutivi” di bambini e adolescenti. I videogiochi, divenuti popolari attraverso app di gioco scaricabili su cellulari e consolles agili, diventano un luogo dove i bambini si misurano con mondi fantastici e ruoli da protagonisti, esercitandosi a crescere. I social network sono ormai la vetrina cibernetica attraverso la quale gli adolescenti della Generazione Z effettuano un necessario lavoro di sperimentazione sociale e sessuale.
Entrambi questi luoghi virtuali diventano un terreno su cui chi ha cattive intenzioni può sfruttare la necessità di esplorare in modo manipolatorio. Gli adescatori agganciano i bambini e i ragazzi sui loro spazi preferiti, mirano poi a spostarsi su App di messaggistica con crittografia end-to-end, progressivamente si avvicinano a temi sessuali e inducono la vittima a produrre e condividere immagini intime, autoprodotte, si assicurano che i cellulari non siano controllati dai genitori, incitano alla segretezza dei contatti, promettono esattamente quello che i bambini e i ragazzi vogliono, l’ultima skin del videogioco preferito o il provino per una serie televisiva.
Dall’analisi dei casi gestiti dagli Uffici territoriali emerge come questa minaccia sia trasversale al genere e riguardi bambini e ragazzi con caratteristiche anche molto diverse: dai più timidi ai più spigliati, l’aggancio è facilitato dalla familiarità che i ragazzi hanno nell’interagire con soggetti sconosciuti.
Si tratta di un fenomeno in crescita, che in passato coinvolgeva soltanto gli adulti, ma che negli ultimi anni impatta anche sui minori, la cui naturale curiosità viene sfruttata per trasportarli in un incubo fatto di ricatti, richieste di denaro e minacce di distruggere la reputazione, diffondendo sui social immagini sessualmente esplicite, autoprodotte. Si tratta di estorsione sessuale perpetrata anche da gruppi criminali organizzati, nei confronti di bambini e adolescenti. Gli estorsori, fingendosi ragazze avvenenti, contattano ragazzi per lo più di 15 – 17 anni tramite i social media, inducendoli a realizzare video/immagini sessualmente espliciti, con la minaccia di
diffonderli tra amici e familiari del minore, in caso di mancato pagamento di una somma in denaro.
Un altro pericolo in cui i minori rischiano di imbattersi consiste nello scambio consensuale, tra pari, di materiale volontariamente autoprodotto (c.d. Sexting), ad esempio nell’ambito di relazioni sentimentali, che viene successivamente diffuso dalla “controparte” senza il consenso dell’altro. Si tratta del Revenge Porn, che letteralmente significa “vendetta porno” o “vendetta pornografica”, ovvero quella pratica consistente nel vendicarsi di qualcuno (spesso l’ex partner)
diffondendo materiale sessualmente connotato che lo ritrae.
Sfruttamento sessuale di minori a distanza, on demand.
Si tratta di abusi commissionati in live chat, in tempo reale, su internet che, solitamente, sono facilitati da un altro adulto presente fisicamente vicino al minore, che lo costringe a compiere atti sessuali con adulti o con altri coetanei, attraverso piattaforme dedicate.
In questo modo, dietro il corrispettivo in denaro di somme piuttosto ridotte (anche 20-30 euro), si può comprare la possibilità di dirigere via webcam, in diretta, le violenze commesse su bambini che si trovano in Paesi dove la normativa non tutela adeguatamente i minori (di solito le Filippine, etc.). Si tratta di un fenomeno che vede coinvolti bambini anche di età inferiore ai 12 anni.
Le investigazioni in tale ambito sono complesse, in quanto il tracciamento delle transazioni finanziarie effettuate non è sufficiente a individuare con certezza il contenuto di questi scambi e dalle causali delle transazioni non è agevole capire se le operazioni siano da imputare al materiale di abusi su minori. Un’ulteriore criticità è rappresentata dalle caratteristiche tecnico informatiche dei circuiti nei quali avvengono i collegamenti in streaming: Skype e le altre piattaforme per le videochiamate spesso non sono in grado di fornire tracce utili all’accertamento dei contenuti scambiati tra gli utenti, in quanto si tratta di sessioni live e, come tali, non vengono registrate, rendendo quindi ardua l’identificazione sia delle vittime che degli acquirenti.
Le prepotenze online fra minori rappresentano una realtà che affligge bambini e ragazzi in fasce d’età sempre più precoci. Il legame tra questo fenomeno e la pedopornografia è purtroppo in via di incremento: attraverso la diffusione incontrollata di immagini intime, sessualmente esplicite, su chat di classe, si realizzano vere e proprie campagne denigratorie in danno di coetanei, i quali, esposti loro malgrado al giudizio sommario di gruppi di altri minori, diventano
bersaglio di attacchi tecnomediati duraturi.