“Per adesso non è prevista alcuna missione Onu, per avere dei soldati sul campo bisognerebbe che ci fossero delle garanzie di sicurezza assolute. In questo momento nessuno è in grado di dare garanzie di sicurezza assolute, e io non ho intenzione di mandare militari italiani in luoghi dove possono perdere la vita senza portare nessun altro risultato”. Sono le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto a Cinque Minuti su Rai 1. “In questo momento, a Rafah abbiamo già 8 carabinieri sul valico – afferma – e abbiamo dato la disponibilità ad aiutare sotto diversi aspetti, o con assetti sanitari o con l’addestramento delle forze di polizia che dovranno in qualche modo presidiare il territorio, o sulla parte di sminamento: per rimuovere le macerie e sminare Gaza richiederà qualche decennio per dire di cosa parliamo in quantità, sia di materiale bellico sia di macerie”.
Sulla “difesa aerea, la nostra Aeronautica è la migliore al mondo. Peccato che abbiamo comprato gli aerei, ma poi gli aerei non hanno magari le dotazioni che servirebbero. Il problema della difesa aerea è che deve avere uno scudo che parta dallo spazio. Serviranno 6-7 anni per avere una difesa almeno, per avere una difesa paragonabile minimamente a quella di Israele. Quella americana è impossibile”.
“Il modello della legge 244, che era 170mila soldati, era fatto per un’Italia che, al massimo, prevedeva come possibile peggiore scenario quella di partecipare a delle missioni internazionali come quella dell’Afghanistan. La situazione che stiamo vivendo adesso ci obbliga a prepararci a qualunque tipo di scenario, anche ad alcuni che cinque anni fa non erano prevedibili. Questo vuol dire avere più personale, perché serve anche capacità di farlo ruotare. Servirebbero 30mila unità in più per arrivare a 200mila”. Sono le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto. C’è bisogno, spiega Crosetto, “di una rotazione, c’è bisogno di un modello con più uomini, più persone e anche con delle regole diverse di reclutamento. Noi abbiamo pensato che le forze armate dovessero essere inclusive, reclutare chiunque per dare a tutti un’occasione. No, le forze armate devono difendere, proteggere e magari combattere”.
“Ogni giorno, sul confine russo-ucraino muoiono oltre 1.500 persone, tra russi e ucraini. Domani sera ci saranno 1.500 ragazzi russi e ucraini in meno, dopodomani altri 1.500, il giorno dopo altri 1.500. In una follia a cui si può mettere fine in un modo semplice: basta una fine da parte di Putin e immediatamente terminerebbe questo sterminio”. Ma il presidente russo “non ha però forse ancora interesse a farlo”.
