Nella Chiesa degli artisti, a Piazza del Popolo a Roma, si sono svolti i funerali di Philippe Leroy, una leggenda del cinema che è scomparsa all’età di 93 anni.
Il feretro di Leroy, grande appassionato di paracadutismo, è stato accompagnato in chiesa da rappresentanti dell’associazione paracadutisti, che durante la funzione hanno letto “la preghiera del paracadutista”, mentre prima, la figlia di Leroy aveva letto “la preghiera degli artisti”.
Tante le persone presenti, volti noti e meno noti, amici, sportivi e ammiratori.
Nato a Parigi il 15 ottobre del 1930, Philippe Leroy era erede di una famiglia aristocratica, l’attore ha avuto una vita avventurosa: a soli 17 anni si era imbarcato come mozzo su una nave per l’America poi, tornato in patria finì nella Legione Straniera era andato a combattere in Indocina ed Algeria.
Arriva in Italia, grazie coproduzioni cinematografiche aveva iniziato a lavorare sia in Teatro, sia al Cinema.
Indimenticabile la sua interpretazione di Yanez, nella trasposizione di Sandokan, ma l’attore ha prestato il volto ad oltre 200 personaggi.
Nella sua lunga carriera lo si ricorda anche per i celebri Sette uomini d’oro, Il grande colpo dei 7 uomini d’oro, o per il personaggio “La Motte” nel film Il soldato di ventura, con Bud Spencer, con cui lavorò anche in Noi siamo angeli.
Restando in toni leggeri, ci sono anche titoli come: Milano calibro 9, Ragazza tutta nuda assassinata nel parco, Qua la mano, Il tango della gelosia, o il più recente Il pesce innamorato di Pieraccioni. Nella sua carriera, Leroy che ha affrontato anche ruoli altamente drammatici come nel film giallo Senza sapere niente di lei di Luigi Comencini.
Tra le sue caratteristiche principali c’era infatti la capacità di muoversi tra generi e ritmi diversissimi tra loro: Leroy compare anche in film d’essai come Il terrorista (1963) di Gianfranco De Bosio con Gian Maria Volontè o Il gatto (1977) al fianco di Ugo Tognazzi e Mariangela Melato, ma anche in ruoli scomodi come il personaggio di L’occhio selvaggio (1964) di Paolo Cavara, o quello de Il portiere di notte (1974) di Liliana Cavani, con la quale lavorò anche in Al di là del bene e del male e nel commovente Interno berlinese, o ancora ne La svergognata (1974) di Giuliano Biagetti.
Titoli che lo hanno reso noto nella sua Francia sono: Una donna sposata (1964) di Jean-Luc Godard e Un uomo, una donna: 20 anni dopo (1986) di Claude Lelouch e il thriller Nikita (1990) di Luc Besson.
Philippe Leroy amava vivere in modo avventuroso e sempre attivo, a 360° gradi: “Ho costruito con le mie mani cinque case. Nell’ultima, un borgo incantato sulla via Cassia in cui ho vissuto con mia moglie Silvia (figlia di Enzo Tortora, ndr.) e con la mia famiglia, non c’è un pezzo di plastica, ma tutti mobili e oggetti in legno che ho lavorato, pezzo a pezzo. Come la mia vita…”, aveva detto l’attore tre anni fa.
Il matrimonio con la figlia di Enzo Tortora, più giovane di lui di 32 anni e scomparsa nella notte tra il 9 e 10 gennaio 2022, è durato oltre 30 anni e insieme hanno avuto due figli: Philippe e Michelle. Leroy era padre anche di un’altra figlia, l’attrice Philippine, nata nel 1963 dall’amore con la modella Francoise Laurent e nota grazie soprattutto alla popolare serie Netflix Emily in Paris, dove interpreta il ruolo di Sylvie Grateau, capo della protagonista.