“Chi, in maniera ideologica, critica l’utilizzo del taser deve tener presente che si tratta di uno strumento imprescindibile che viene fornito agli agenti proprio per evitare l’utilizzo di armi da sparo. Le regole di ingaggio prevedono che venga usato soltanto quando ci si trova di fronte a soggetti violenti e aggressivi che rappresentano un concreto pericolo per i presenti”.
Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che aggiunge: “La sicurezza dei cittadini è il primo obiettivo che deve essere perseguito. E dalle prime ricostruzioni è esattamente la situazione in cui si sono ritrovati i carabinieri intervenuti (ad Olbia e a Genova, ndr). Dunque, vanno respinte, perché del tutto pretestuose, pregiudiziali ed infondate, le polemiche contro le forze di polizia a cui va tutta la gratitudine e il completo sostegno del nostro Governo”.
“Il profondo cordoglio per il decesso di due persone, dopo che era stato usato su di loro il taser – sostiene il ministro – non deve essere strumentalizzato al solo fine di portare avanti l’ennesima campagna di antipatia verso i tutori dell’ordine. L’autorità giudiziaria farà accertamenti e valutazioni ma nulla può mettere in discussione professionalità, equilibrio e impegno delle forze di polizia”.
Nei due casi specifici, sottolinea Piantedosi, “si tratta di Carabinieri intervenuti in altrettante situazioni estremamente difficili e rischiose. E non dobbiamo portare loro rispetto solo quando sono loro stessi a rimanere vittime di queste situazioni”.
Le parole del ministro si inseriscono nella discussione sull’uso del taser negli interventi di pubblica sicurezza dopo i due ravvicinati casi di cronaca di Olbia e Genova.
Nel giro di due giorni, sabato e domenica scorsi, due persone sono morte dopo aver ricevuto una scarica dalla pistola elettrica in uso alle forze dell’ordine. Ad agire in entrambe le circostanze sono stati gli uomini dell’Arma dei carabinieri, ora indagati dalle Procure di Tempio Pausania e Genova per omicidio colposo, un atto dovuto per consentire ai quattro militari – due di stanza a Olbia, il capo pattuglia e chi ha utilizzato materialmente il taser, gli altri nel capoluogo ligure – di partecipare agli accertamenti tecnici con i propri consulenti.
“Sostegno incondizionato ai colleghi coinvolti, nelle ultime ore, nei fatti di Olbia e Genova” arriva dal comandante generale dei carabinieri, Salvatore Luongo in una lettera a tutti i militari dell’Arma e resa nota dal sindacato Usmia.
Olbia, 57enne bloccato con il taser muore in ambulanza
Già fissata dal procuratore di Tempio l’autopsia sul corpo di Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei e residente tra Sassari e Olbia, morto per arresto cardiaco nell’ambulanza che lo stava trasportando all’ospedale, dopo essere stato bloccato con la pistola a impulsi elettrici la sera di sabato nel quartiere di Santa Mariedda.
L’inchiesta della Procura di Tempio si muove su un doppio binario: da una parte accertare con esattezza le cause del decesso – i familiari hanno confermato che la vittima era cardiopatica -, dall’altra ricostruire nei dettagli la dinamica dei fatti. “I miei assistiti – chiarisce l’avvocata del foro di Milano Maria Paola Marro, specializzata in diritto militare, che assiste i due carabinieri di Olbia – sono profondamente dispiaciuti per quanto accaduto, ma hanno operato nel totale rispetto delle procedure e hanno svolto il loro lavoro in maniera proporzionata a tutela dell’incolumità della loro persona e dei cittadini”.
“L’uso del taser – sottolinea ancorala legale – è stato fatto per evitare quello della pistola, in una situazione di escalation di violenza in cui il soggetto non rispondeva a nessun tipo di alt ed era incontenibile. Il caposcorta, ora indagato come atto dovuto, è stato aggredito e ferito al volto. Entrambi i militari hanno diversi anni di servizio alle spalle e sono esperti qualificati anche nell’uso del taser.
Secondo il Sindacato indipendente dei carabinieri, il militare che ha utilizzato materialmente il taser avrebbe avvertito Demartis per tre volte prima di agire.
Colpito da teaser muore a Genova
Si parla di arresto cardiaco anche per la morte di un cittadino albanese di 47 anni, anche lui colpito con una scarica di taser nel pomeriggio di domenica a Manesseno, frazione di Sant’Olcese sulle alture genovesi. I carabinieri sono intervenuti su segnalazione dei vicini di casa perché l’uomo li stava minacciando. La prima telefonata è stata fatta al 118 e l’ambulanza è arrivata poco prima delle pattuglie dell’Arma.
L’uomo, che sembrava alterato dall’alcol ed era in strada, prima è stato convinto a rientrare nella palazzina di via Mattei 4 ma subito dopo ha dato in escandescenze sulle scale e ha minacciato e aggredito i sanitari. Quando sono arrivati i carabinieri, ha aggredito anche loro: tutti hanno riportato ferite e sono stati successivamente medicati in ospedale.