“Fermo restando che tutto deve essere accertato nelle sedi competenti, e quindi dare giudizi molto netti preventivamente è sempre qualcosa che deve avere un certo riguardo, è ovvio che non sono cose accettabili. Ogni volta che una persona è ristretta, sotto la vigilanza di organi dello Stato, deve essere assicurata la dignità della persona in modo duplice rispetto alle normali condizioni”. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, conversando coi cronisti a Imola rispondendo a chi chiedeva un commento sul video del pestaggio nel carcere di Reggio Emilia.
“Le immagini del violento pestaggio di un detenuto nell’istituto penale di Reggio Emilia rappresentano una pagina nera della gestione carceraria nella nostra regione”.
Lo dice il garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, che interviene sugli episodi di violenza nei confronti di un detenuto tunisino, che risalgono al 3 aprile scorso, da parte di una decina di agenti della penitenziaria reggiana (tutto è stato documentato dal video diffuso ieri). Il garante, contattato dal legale del detenuto dopo la denuncia agli agenti della penitenziaria, aveva già incontrato il tunisino (nel frattempo trasferito a Parma), per accertarsi delle sue condizioni. “Non si può che provare un senso di ripugnanza e dolore- continua Cavalieri- nel vedere uomini in divisa usare metodi non solo illegali ma che tolgono ogni sembianza umana a un uomo incappucciandolo, colpendolo con pugni e calci, rendendolo totalmente vulnerabile e indifeso”.
Quindi, ecco la condanna del garante: “Esprimo ferma condanna verso quanto visito nelle immagini, rivolgo invece un plauso alla Procura di Reggio Emilia che ha condotto l’indagine avvalendosi anche del nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria”. Cavalieri interviene poi sul reato di tortura: “In Italia esiste una legge sul reato di tortura, che in questi giorni però è sotto attacco: con un disegno di legge parlamentare si vorrebbe, infatti, abrogarla”. Da qui, l’appello del garante regionale all’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna: “È necessario che intervenga anche l’Assemblea regionale per chiedere a Roma di conservare uno strumento centrale a difesa dei diritti delle persone detenute”.
Dall’inizio dell’anno nelle strutture carcerarie italiane sono già morte 36 persone e di queste 16 si sono tolte la vita.
Nell’ultimo anno il numero dei detenuti in carcere in Italia è cresciuto molto, arrivando quasi a 60.000. Il sovraffollamento è arrivato al 115%. In Emilia-Romagna i detenuti sono 3.603 (dati al 31 gennaio), per soli 2.979 posti.