In Polonia, il voto presidenziale di ieri mostra un Paese diviso in due – o anche in tre.
Al primo turno delle presidenziali si sfidavano il filo-europeo Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e vicino al premier Donald Tusk, e Karol Nawrocki del Pis, il partito dell’ex premier Mateusz Morawiecki.
Gli exit poll danno in testa il candidato europeista ma con un margine esiguo: Trzaskowski si ferma attorno al 31%, Nawrocki al 29%.
I due, come era previsto, torneranno dunque ad affrontarsi fra due settimane al ballottaggio in una nuova puntata della sfida tra il fronte filo-Ue e l’ultradestra sovranista.
Donald Tusk (Profilo Facebook Donald Tusk)
02/03/2025
Ballottaggio decisivo per il futuro europeo della Polonia
Il voto del ballottaggio sarà decisivo per il futuro dell’attuale governo filo-europeo del primo ministro Donald Tusk, ma non solo. In ballo ci sono per esempio la legge sull’aborto e i diritti delle minoranze sessuali, in un momento tumultuoso per l’Europa e in particolare per il fronte orientale dell’UE, a causa della guerra in Ucraina, dell’ascesa dei partiti di estrema destra e dei rapporti tesi con Washington.
Trzaskowski, sindaco di Varsavia e politico vicino all’UE, si è presentato a queste elezioni come il favorito. “Questo risultato dimostra quanto dobbiamo essere forti e determinati”, ha detto ai suoi sostenitori in uno stadio coperto nella storica città di Sandomierz, nella Polonia orientale.

Il presidente polacco Andrzej Duda (Getty)
16/11/2022
Con un presidente europeista il governo Tusk potrebbe procedere con l’agenda di governo bloccata dai veti di Andrzej Duda
Il candidato nazionalista ha ringraziato i suoi elettori, affermando che la sua vittoria al ballottaggio del 1 giugno impedirà all’attuale coalizione di “monopolizzare” tutto il potere in Polonia. Da quando la coalizione di governo di Tusk è salita al potere nel 2023, le principali iniziative governative sono state bloccate dai veti del presidente conservatore Andrzej Duda.
L’affluenza alle urne per le elezioni di ieri è stata del 66,8%.
Oltre alle questioni geopolitiche, anche quelle di politica interna hanno un ruolo importante nel dibattito, in un Paese che si divide su linee di faglia sociali e geografiche: i ceti urbani e laici contro quelli rurali e cattolici, i primi a favore dei centristi filo-europei e i secondi più sensibili all’agenda delle destre nazionaliste.