“Qui siamo di fronte a un’organizzazione fortemente strutturata, capace di organizzare un autentico business molto remunerativo. Si parla della possibilità di accedere a tutto lo SDI (Sistema di Indagine Interforze). Erano coinvolti degli amministratori di sistema, gente che faceva la manutenzione a questo sistema e che quindi aveva privilegi altissimi sui sistemi. Come una sorta di piccolo Dio. Dosseraggio, divulgazione di informazioni riservate, possibilità di creare fake news basandosi su notizie vere, depistaggi”.
C’è un passaggio del fascicolo in cui si parla di una clonazione di un indirizzo del quirinale
“Probabilmente più che di clonazione bisognerebbe parlare di “spoofing”, tentavano di utilizzare quell’indirizzo falsificato per ingannare i destinatari, facendogli credere che il mittente fosse chi doveva essere”.
È un settore redditizio mi pare che ci sia anche una domanda molto forte”
“La domanda è fortissima, l’informazione è il petrolio del 21esimo secolo. Si converte in denaro in minuti. Il pericolo per la democrazia è un po’ quello che dicevo prima: fake news, manipolazione dell’opinione pubblica. Non dimentichiamoci cosa accade con il Russiegate negli Stati Uniti, con la Brexit. Non dimentichiamoci di cosa disse l’amministratore delegato di Cambridge Analitics, ‘un presidente è come un dentifricio lo puoi vendere se hai le informazioni giuste’”.
Ci sono misure legislative o tecniche che possono mitigare questo fenomeno?
“Ci sono. Le misure tecnologiche esistono, c’è la possibilità di monitorare, poi sicuramente c’è un problema di carattere legislativo: penso agli amministratori di questi sistemi, forse devono avere dei diritti un po’ ridotti. Sia in termini di privacy, sia in termini di possibilità di controllo della loro attività lavorativa”.