Da un lato, la Procura di Pavia scava sull’alibi di Andrea Sempio e sui contatti telefonici che ha avuto la mattina dell’omicidio di Chiara Poggi. Dall’altro, la Procura Generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, chiede la revoca della semilibertà concessa ad Alberto Stasi, l’allora fidanzato che per quel delitto sta finendo di espiare 16 anni di carcere. Corre su due binari alternativi il caso Garlasco, riaperto di recente e per la terza volta, nonostante siano trascorsi 18 anni e il materiale raccolto nel 2007 sia scomparso, distrutto o difficilmente utilizzabile. Ad impugnare in Cassazione il provvedimento con cui, lo scorso aprile, il Tribunale di Sorveglianza aveva accolto l’istanza avanzata dall’ex studente bocconiano di poter uscire la mattina da Bollate e rientrare la sera, è stata la sostituta pg Valeria Marino.
Il motivo del ricorso riguarda la mancata richiesta di autorizzazione a rilasciare un’intervista in tv, andata in onda lo scorso 30 marzo, durante un permesso, otto giorni prima, per un “ricongiungimento familiare”. Un’intervista che, come aveva già sottolineato il pg nel chiedere il rigetto dell’istanza di semilibertà, rappresenta un ‘neo’ di un certo peso nel percorso rieducativo di Stasi. Percorso, al contrario, ritenuto positivo sia dagli psicologi sia dal direttore del penitenziario, Giorgio Leggieri, il quale aveva anche precisato che in quell’intervista non erano state rilevate “infrazioni alle prescrizioni”. Una linea condivisa dai giudici nella loro ordinanza fondata sulle relazioni con cui l’equipe dell’istituto aveva sottolineato che il 41enne, pur proclamandosi innocente, ha tenuto “un comportamento in linea con l’accettazione della condanna” e “ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso” la vittima.
La questione dell’intervista, definita “pacata” dai giudici, ha spiegato Giada Bocellari, l’avvocata di Stasi, è “già ampiamente chiarita dal carcere e dal Tribunale di Sorveglianza. Quindi siamo tranquillissimi anche perché, se mai avesse violato qualche prescrizione, avrebbero dovuto revocargli il lavoro esterno e non negargli la semilibertà”. Intanto, mentre Angela Taccia, legale di Sempio, è stata sentita dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano in merito alle minacce di morte ricevute via mail e denunciate, con tanto di acquisizioni e analisi informatiche in un’inchiesta aperta a Pavia per arrivare a breve ad identificare gli autori, inquirenti e investigatori stanno verificando l’alibi del suo assistito.
E per far questo, tra l’altro, stanno incroociando sei “contatti” telefonici, registrati sui tabulati, tra lui e i suoi amici Mattia Capra e Roberto Freddi. Tra le 9.58 e le 12.18 del 13 agosto 2007 ci furono chiamate di pochi secondi e sms da cui si evince che Sempio sarebbe stato sempre a Garlasco e non a Vigevano, come lui ha sostenuto, e gli altri due ragazzi, invece, per un un certo lasso di tempo, non si sarebbero trovati nel piccolo comune della Lomellina teatro del delitto, come all’epoca avevano messo a verbale. Insomma anche su questo fronte si stanno effettuando approfondimenti con nuove audizioni iniziate già nelle scorse settimane e pure con sequestri anche di vecchi telefoni.
Anche se la partita della nuova inchiesta si gioca principalmente sugli accertamenti genetici al centro della perizia disposta dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli con la formula dell’incidente probatorio. L’intenzione è, se non proprio riscrivere la storia dell’omicidio di Chiara, rimediare alle omissioni e alle lacune della prima indagine dove, per altro, non furono nemmeno acquisite le immagini delle telecamere sparse nel paese, che suo malgrado da quel giorno si è ritrovato sotto i riflettori di tutta Italia.