Le violenze al carcere minorile Beccaria per le quali sono stati arrestati ieri 13 agenti di Polizia penitenziaria sono state possibili grazie alle omissioni di “una serie di figure apicali” del corpo, tra questi l’ex comandante della Polizia Penitenziaria, Francesco Ferone, ieri sospeso: è quanto emerge dalla lettura del richiesta di custodia cautelare.
Secondo la Procura, “emergono profili rilevanti di omessa vigilanza da parte del personale rispetto a plurimi episodi violenti anche di natura sessuale accaduti fra i detenuti all’interno delle celle, con una frequenza temporale particolarmente significativa”
Agli atti dell’inchiesta sono finite anche cinque ispezioni del ministero della Giustizia, svolte nel corso del 2022. Una di queste era stata “eseguita in relazione agli episodi di violenza sessuale e di aggressione subita” da un giovane “da parte di altri detenuti”.
L’ex direttrice che avrebbe interrotto un pestaggio
Agli atti dell’inchiesta c’è anche uno scambio di mail tra la madre di un detenuto vittima di un pestaggio e l’allora direttrice facente funzione Maria Vittoria Menenti, che dalle carte non risulta indagata. La madre del ragazzo, infatti, dopo aver visto in videochiamata il figlio con “segni di percosse sul viso”, il 2 gennaio 2023, aveva segnalato l’episodio alla direzione tramite una mail. Otto giorni più tardi, Menenti le aveva risposto rassicurandola “sull’adozione delle procedure previste nel caso specifico”. Lo stesso ragazzo, raccontando a verbale un’aggressione subita il 22 dicembre 2022 da tre agenti, ha dichiarato che “mentre si trovava steso a terra davanti all’ufficio del capoposto, ancora ammanettato e sanguinante in volto”, era intervenuta l’allora direttrice del carcere, ossia Menenti, “che intimava agli assistenti di togliergli le manette” e “disponeva l’invio in infermeria” del detenuto. Come osservano i magistrati nella richiesta di custodia cautelare, “gli agenti interrompevano il violento pestaggio” ai danni del giovane “solo per l’arrivo della direttrice”, la quale “vedeva il detenuto a terra sanguinante e ordinava loro di togliere le manette”.
Stando agli atti, Menenti avrebbe poi preso parte anche al colloquio di un altro ragazzo “con il comandante e la psicologa”, nel quale il giovane espose “i fatti” relativi a un pestaggio che aveva subito il 18 dicembre 2022. Il difensore del ragazzo presentò denuncia il 16 marzo 2023. Lo scorso dicembre si è insediato al Beccaria il nuovo direttore Claudio Ferrari.
Ieri i 13 arresti
“E’ una vicenda dolorosa e una brutta pagina per le istituzioni, ma vanno assicurati il controllo della legalità e il rispetto della legge”.
Queste le parole pronunciate dal procuratore di Milano, Marcello Viola, ieri durante una conferenza stampa convocata per illustrare l’operazione che ha portato all’arresto di 13 agenti di Polizia penitenziaria, e alla sospensione di altri 8, per le torture e le violenze inflitte ai detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano. Il procuratore ha parlato di una dozzina di vittime.
I reati, a vario titolo, contestati dalla Procura sono maltrattamenti, concorso in tortura, e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto.
I ragazzi che hanno subito le violenze nel carcere minorile ‘Beccaria’ di Milano “venivano ammanettati durante i pestaggi“, hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa. “C’era un ufficio preposto per i pestaggi in cui sono accaduti questi fatti” ha detto la pm Stagnaro.
“Ciò che ci ha colpito sin dal primo momento è il metodo di queste persone deviate dal sistema, che picchiavano i ragazzi con un metodo tale da non lasciare il segno e i ragazzi si davano pizzicotti per lasciare sulle botte ricevute i lividi”, ha aggiunto il procuratore aggiunto di Milano Letizia Mannella intervenendo nella conferenza stampa. Mannella in relazione a questi agenti ha parlato di “mele marce”.
Tra i fatti contestati nell’inchiesta anche una “ritorsione”, andata avanti per “una sera e per tutto il giorno successivo”, con una “sequenza di violenze” da parte degli agenti.
Carcere Cesare Beccaria
Mentre emergono particolari raccapricianti sulla vicenda, sembra che le giovani vittime dei pestaggi avessero mandato segnali su quanto stavano vivendo.
“I ragazzi si erano lamentati delle violenze della polizia? Sì, diverse volte, se ne è parlato e se ne è discusso molto attivamente, non abbiamo fatto finta di niente, l’intervento è stato più personale e non di tipo penale”, ha ammesso Don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile milanese Cesare Beccaria, commentando l’arresto dei 13 agenti di polizia penitenziaria accusati di tentata violenza sessuale, tortura, lesioni e maltrattamenti.
“I ragazzi dovrebbero essere maggiormente tutelati – continua Rigoldi – questa è una responsabilità degli agenti, ma anche nostra di persone che sono nell’istituto come noi e che non si sono accorti, o minimizzato, dei pestaggi”.
Su quanto accadeva nel carcere minorile ci sono segnalazioni anche di psicologi, in particolare di una psicologa del Centro giustizia minorile, e di madri di minori detenuti, oltre a quelle del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano, Francesco Maisto, nell’inchiesta della Polizia.
Milano, disordini e incendi appiccati al interno del carcere minorile Cesare Beccaria dopo la fuga di alcuni detenuti
Da dove parte l’inchiesta: le segnalazioni
L’inchiesta, come si legge anche in una nota firmata dal procuratore di Milano Marcello Viola, “si è sviluppata inizialmente attraverso le dichiarazioni rese da numerosi minori in passato ristretti presso il Beccaria”.
Dopo le segnalazioni, pervenute all’Autorità giudiziaria, anche attraverso il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, l’indagine è stata sviluppata attraverso intercettazioni e acquisizioni di telecamere interne all’istituto, che hanno permesso di raccogliere indizi di reato per svariati episodi di violenza e prevaricazione ai danni dei minori detenuti. Così la procura in una nota.
L’Istituto Penale per i Minorenni “Giovanni Beccaria”
Le violenze e le torture sarebbero iniziate nel 2022. Vittime i minori detenuti
“I reati a vario titolo contestati dalla Procura della Repubblica di Milano e positivamente vagliati dal gip in relazione alle condotte degli agenti, riscontrate – si legge in una nota – a partire almeno dal 2022 ad oggi e reiterate nel tempo nei confronti di diversi detenuti di età minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall’abuso di potere del p.u. nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto”.
Le reazioni
Sindacato agenti Uilpa “sgomenti e increduli”
“Sgomenti e increduli”. Cosi’ Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria, definisce lo stato d’animo dopo la notizia. “Naturalmente nutriamo incondizionata fiducia negli inquirenti, tra cui la stessa Polizia Penitenziaria, e nella magistratura e auspichiamo che si faccia presto piena luce sull’accaduto – aggiunge -. Nondimeno richiamiamo la presunzione d’innocenza e speriamo in cuor nostro che gli agenti coinvolti riescano a dimostrare la correttezza del loro operato”.
Di Giacomo, SPP “condanna per agenti non paghino solo loro”
“I colleghi hanno sbagliato, i loro comportamenti sono assolutamente da censurare e la mia condanna è senza se e senza ma. Nelle carceri sta succedendo di tutto e la situazione è da ”si salvi chi può’. Ci sono però anche altre responsabilità: non è giustificabile che paghi solo la polizia penitenziaria, qualcuno nell’amministrazione giudiziaria dovrebbe vergognarsi e dimettersi”. Lo dice all’AGI Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria (SPP), commentando l’arresto di 13 agenti.
“Abbiamo appreso, con sgomento, dei gravi reati contestati dalla Procura di Milano ad alcuni poliziotti penitenziari – 13 arrestati, 8 sospesi – in servizio all’interno del carcere minorile Beccaria di Milano. Sappiamo che la Polizia Penitenziaria in tutta Italia opera con professionalità ed umanità e non ci possiamo riconoscere nel quadro accusatorio. Tuttavia, confidiamo come sempre nella magistratura affinché sia fatta luce al più presto sulla vicenda, fermo restando il doveroso rispetto della presunzione di innocenza sancita dalla nostra Carta Costituzionale”, ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
“Chi li ascolterà?”, l’inchiesta finalista al Premio Morrione che ha anticipato il caso Beccaria
Il 7 agosto 2022, approfittando del cambio turno del personale penitenziario, tre giovani detenuti dell’Istituto Penale Minorile Beccaria di Milano, sorprendono nel sonno il loro compagno di cella e lo sottopongono a reiterate violenze sessuali e torture: abusi perpetratisi per ben due ore senza che nessuno se ne accorgesse. Pochi mesi dopo, il giorno di Natale, sette ragazzi scavalcano la recinzione ed evadono: nel carcere si scatena la rivolta.
Il Beccaria non è più l’IMP modello che era stato in passato: lo segnala il rapporto “Ragazzi dentro”, diffuso dall’associazione Antigone nel 2022. Le ristrutturazioni in corso da 16 anni hanno determinato la chiusura di un’intera ala dell’istituto, incluso il reparto femminile; le zone restanti sono sovraffollate; manca un direttore stabile; gli educatori sono pochi; i servizi sociali fanno fatica a rispondere ai bisogni dei detenuti in carico.
Chi si occupa di giustizia minorile lavorando a fianco dei ragazzi avverte che è necessario rivedere l’intervento educativo e mettere in discussione la logica punitiva. Delle violenze subite e agite parlano i ragazzi che esprimono la loro sofferenza, se solo si è disposti ad ascoltare. È proprio attraverso questi racconti che otteniamo i primi indizi per risalire la filiera della riabilitazione sociale nelle carceri minorili che mostra più di una falla strutturale.
L’inchiesta è stata realizzata da Selena Frasson e Claudio Rosa grazie al sostegno dell’associazione Amici di Roberto Morrione nell’ambito della dodicesima edizione del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo under 30. Ha contribuito al lavoro Giuseppe Naselli, per la realizzazione delle illustrazioni.