
La Banca d’Italia ha pubblicato oggi il secondo Rapporto sulla stabilità finanziaria del 2025. Il messaggio centrale è di cautela: i rischi interni restano contenuti, ma le prospettive di crescita rimangono deboli e i fattori esterni, dai dazi Usa alle tensioni geopolitiche, aumentano l’incertezza.
Il differenziale Btp-Bund è sceso ai livelli pre-crisi dei debiti sovrani e lo stress finanziario composito è vicino ai minimi storici. La ripresa del credito, la bassa disoccupazione, il debito privato contenuto e la posizione creditoria netta sull’estero sostengono il quadro macrofinanziario. Tuttavia le previsioni indicano un Pil in aumento solo dello 0,6% sia nel 2025 sia nel 2026, frenato da esportazioni deboli (colpite da protezionismo e apprezzamento dell’euro) e da un debito pubblico che, nonostante la traiettoria discendente dal 2027, toccherà il 137,4% del Pil nel 2026 anche per l’impatto residuo del Superbonus.
Per le imprese le condizioni finanziarie restano mediamente buone: redditività elevata, indebitamento in calo (59,1% del Pil, molto sotto la media Ue) e leva finanziaria scesa al 30,7%. L’impatto dei dazi Usa è stato finora limitato, ma le aziende più esposte (soprattutto piccole e poco diversificate) mostrano una flessione più marcata degli utili previsti e una maggiore difficoltà di accesso al credito a lungo termine. Bankitalia sottolinea la necessità per le banche di integrare meglio i rischi climatici e idrogeologici nei modelli di valutazione del credito; l’obbligo assicurativo contro le calamità introdotto nel 2024 viene giudicato un passo nella giusta direzione.
palazzo Koch, Roma ((GoogleMaps))
Sul fronte famiglie il rapporto di Bankitalia indica che i rischi restano bassi: il rapporto debito/reddito è sceso al minimo storico (55,4%), la ricchezza finanziaria è cresciuta grazie ai mercati azionari e la quota di nuclei in difficoltà con le spese mensili rimane contenuta. La propensione al risparmio resta però elevata per l’incertezza percepita. I mutui accelerano (+3,2% a settembre), quasi tutti a tasso fisso; la quota di variabile è al minimo storico (26,7%).
Il mercato immobiliare vede prezzi in rialzo del 3,9% nel secondo trimestre (in termini reali) e compravendite in aumento, ma senza segnali di sopravvalutazione. Le banche italiane mostrano solidità patrimoniale e redditività elevata, anche se si prevede un moderato calo nei prossimi anni per la riduzione del margine di interesse. Lo stress test sulle banche minori conferma una tenuta complessiva adeguata nello scenario avverso.
Infine Via Nazionale dedica attenzione al settore crypto: dopo il picco di 4.200 miliardi di dollari a ottobre, il mercato è sceso a circa 3.200 miliardi a metà novembre. Le stablecoin (320 miliardi) restano altamente concentrate e presentano rischi sistemici in caso di corsa ai rimborsi; la frammentazione regolamentare tra Europa (Micar) e Stati Uniti (Genius Act) resta una criticità rilevante.
In sintesi: dal rapporto di Bankitalia ne esce un’Italia che regge meglio di molti partner europei, ma la crescita debole e l’esposizione a shock esterni richiedono una gestione prudente dei conti pubblici e misure concrete per rilanciare la produttività.