“È senz’altro positivo il minuto di silenzio che le scuole, nella loro autonomia, hanno deciso di dedicare alla commemorazione di tutte le vittime dei conflitti, in particolare i bambini, i giovani, che ogni giorno muoiono in tante zone di guerra nel mondo. La pace è un valore fondante della nostra civiltà”. A dirlo all’ANSA è il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. È stato interpellato su questo dopo che oggi a Torino è partita un’iniziativa che molte altre realtà stanno abbracciando: quella di 1 minuto di silenzio per le vittime palestinesi.
L’idea è partita dalla rete informale “Scuola per la pace Torino e Piemonte” per poi essere condivisa a livello nazionale da “Docenti per Gaza” e dall’”Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole”. La lista delle adesioni si è allungata ed è arrivata fino a Venezia, Trento, Pordenone, Pisa, Piacenza.
A Torino diversi istituti hanno già aderito all’iniziativa nel primo collegio docenti di settembre, tra cui i licei Gioberti, d’Azeglio, Alfieri e Galileo Ferraris oltre al Convitto Umberto I e gli istituti comprensivi Gino Strada e Matteotti Pellico.
Altri istituti si sono aggiunti alla lista: Padre Gemelli, Gozzi Olivetti, Vivaldi Murialdo e Matteotti Pellico, oltre ai licei Giordano Bruno e Regina Margherita, l’istituto superiore Settimo torinese, il Russell Moro Guarini, il Majorana di Torino, il Curie Vittorini di Grugliasco e il Porporato di Pinerolo. Il Corriere della Sera ha elencato le scuole aderenti.
Nei post di lancio di questa iniziativa studenti e docenti scrivono: “Sono ormai quasi due anni assistiamo impotenti allo sterminio sistematico che si sta compiendo a Gaza, dove la popolazione civile ha subito inerme la distruzione del proprio ambiente di vita, con un’immane strage, stimata in circa 300.000 persone uccise e che, per i sopravvissuti, ha significato la perdita di amici e parenti, quando non la distruzione di intere famiglie. Continui sfollamenti, continui bombardamenti, senza cibo, senza acqua, senza cure mediche, in condizioni di vita insostenibili. E in Cisgiordania le violenze dei coloni, l’espropriazione di terre e di case, la distruzione di olivi e coltivazioni, gli arresti e le detenzioni ingiustificate. Come docenti siamo poi dolorosamente consapevoli dello scolasticidio che ha portato, secondo diverse fonti, alla distruzione o danneggiamento di circa il 90% delle scuole di Gaza e alla demolizione di tutte le università della regione, cioè alla cancellazione del sistema educativo palestinese. Un’intera generazione di studenti, oltre 600.00 bambine/i e ragazze/i, è privata del diritto umano all’istruzione. Biblioteche, musei, archivi, librerie, moschee, edifici storici sono ridotti in macerie, disintegrando le tracce di una storia millenaria”.
Unione comunità ebraiche: “Pericoloso minuto silenzio a scuola solo per Gaza”
“Dinanzi a numerose iniziative che invitano nel primo giorno di scuola a dedicare l’attenzione con forme diverse” come “un minuto di silenzio, unicamente alle sofferenze subite a Gaza, sentiamo il dovere di rimarcare la pericolosità di tali scelte, per l’impegno che invece il sistema scolastico deve generare in termini di rispetto ed equilibrio”.
È l’appello dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, rivolto anche al ministro dell’Istruzione, che infatti poi lo ha accolto. “È un preciso dovere nel primo giorno di scuola ricordare tutti coloro che non possono spensieratamente e liberamente vivere questo momento – sottolinea l’Ucei -, con il pensiero rivolto anche ai bambini israeliani, ex ostaggi ed orfani, feriti e sofferenti per i crimini subiti dal massacro di Hamas del 7 ottobre” o ai “bambini ucraini”.
“In queste iniziative – scrive l’Unione delle Comunità ebraiche italiane in merito alle azioni previste per il primo giorno di scuola rivolte a Gaza -, sembra mancare un riconoscimento della complessità della situazione e del contesto che ha portato all’escalation del conflitto, a partire dall’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, compiuto da Hamas contro civili israeliani”.
“Con l’apertura del nuovo anno scolastico – spiega l’Ucei -, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane desidera richiamare l’attenzione di ogni soggetto coinvolto – ministro, dirigenza, ispettorati, docenti, studenti, famiglie, sindacati – al proprio grado di partecipazione e responsabilità, per favorire la frequenza in un ambiente accogliente e tutelato.