Gli inquirenti della Procura di Roma indagheranno su siti internet e gruppi social a contenuto sessista. Secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio si profila una maxi inchiesta sul caso delle foto di donne, anche attrici, giornaliste od esponenti politiche, pubblicate sul web senza il loro consenso. I magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, attendono l’informativa della polizia postale che indaga sul sito ‘Phica’, e l’incartamento potrebbe confluire nel filone che è stato avviato riguardo il gruppo Facebook “Mia moglie”.
Ieri il quotidiano “Domani” ha rivelato il nome dell’uomo su cui si starebbero concentrando le indagini relative al sito sessista. Il 45enne, Vittorio Vitiello, è di Pompei, ma residente a Firenze. È titolare, dal 2023, di una piccola società in Italia, e sarebbe già stato ascoltato, a Firenze, dopo la denuncia presentata dalla sindaca Sara Funaro le cui foto, insieme a quelle di altre esponenti politiche, erano finite sul sito Phica.net con commenti sessisti e volgari. Dunque ora anche la procura di Firenze ha aperto un’inchiesta in cui si ipotizza il reato di diffamazione proprio ai danni della sindaca, le indagini proseguirebbero quindi parallele tra le due procure: Roma e Firenze.
Il sito era attivo da 20 anni
Il 4 febbraio 2022 in una discussione visionata dall’Adnkronos e relativa ai link con minorenni nudi o in intimo, precisava che i nudi erano “vietati e da segnalare se trovati”. Ma i minorenni erano comunque ammessi. Non solo donne, quindi. Bambini, ragazzini. Purché vestiti.
Alex Orlowsky, esperto di cyberintelligence sentito dall’agenzia di stampa, nell’analisi fatta dalla sua società ha evidenziato come l’attività della rete di soggetti, domini e società collegate al sito Phica.net risalga a venti anni fa, quando il dominio compare per la prima volta nella Wayback Machine. “Le persone che monetizzavano su questo sito sono esperti di pornografia amatoriale, dai dvd porno sono passati a sfruttare il fenomeno internet. Il reato sta laddove monetizzavano sui contenuti illegali che venivano caricati”.
“Questo admin chiedeva soldi per rimuovere i contenuti, e questo è un reato: a provarlo ci sono chat, trasferimenti su Paypal. Ha iniziato a chiedere soldi, secondo quanto emerso dalla nostra analisi, almeno dal 2017. Lui non è veramente il capo, lui era l’admin ma ci sono altri nomi. L’unica società legata a Phica. net è un gruppo di varie società all’estero, una anche in Italia produce video porno ma non risulta nella gestione della pagina: sono scatole cinesi, tutto anonimizzato e non tracciabile”.
Intanto l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, con un pool di 12 legali, ha già “raccolto qualche centinaio” di segnalazioni di donne relative al caso e che quindi è già iniziato il lavoro della nota matrimonialista e degli altri avvocati per intraprendere azioni penali e civili con richieste di risarcimento alle piattaforme. “L’idea – ha spiegato Bernardini de Pace – è quella di ‘violentare’ la giurisprudenza, così come sono state violentate queste donne che hanno subito uno stupro di gruppo. Se riuniremo mille denunce forse i giudici si preoccuperanno di questo fenomeno“.
In passato, ha spiegato la Bernardini de Pace, “i giudici non hanno tenuto conto” delle denunce delle donne in casi simili. “Se le riuniamo e gliene facciamo avere mille o più, forse si preoccuperanno“, ha proseguito. Ovviamente, ha sottolineato l’avvocatessa “non ci saranno alte parcelle da pagare, ma il minimo indispensabile per le spese legali e anche su questo fronte più saremo meno costerà” la battaglia legale.
La vicenda del portale sessista ha assunto particolare rilevanza dopo le polemiche legate al caso della pagina Facebook “Mia moglie”, con foto di donne che si sono ritrovate vittime, a loro insaputa, di un voyerismo pubblico sulla piattaforma social.
I gestori del sito Phica, in una nota avevano scritto in loro difesa che la piattaforma era nata come luogo di discussione e di condivisione personale, con uno spazio dedicato a chi desiderava certificarsi e condividere i propri contenuti in un ambiente sicuro e che poi la piattaforma sarebbe stata usata in modo scorretto, danneggiandone lo spirito e il senso originario. “Nonostante gli sforzi, non siamo riusciti a bloccare in tempo tutti quei comportamenti tossici che hanno spinto Phica a diventare, agli occhi di molti, un posto dal quale distanziarsi piuttosto che sentirsi orgogliosi di far parte. Per questo, con grande dispiacere, abbiamo deciso di chiudere e cancellare definitivamente tutto ciò che è stato fatto di sbagliato“.
Il racconto di una vittima del forum
Anna (nome di fantasia per proteggere la sua identità) racconta all’Adnkronos la sua esperienza come vittima del forum sessista Phica.net.
Scoprendo su Instagram, tramite una pagina di Livorno, che fotografie rubate da profili social erano state pubblicate sul sito, lei e alcune amiche si sono iscritte per verificare e hanno trovato decine di pagine con foto e video, molti prelevati senza consenso, anche di conoscenti. Più tardi ha scoperto che anche sue foto, apparentemente innocue e tratte dai suoi profili chiusi, erano sul sito. Tra i commenti ha letto che alcune immagini venivano sottratte da un tecnico che, durante la riparazione di telefoni e computer, rubava le foto per poi scambiarle su Telegram in cambio di soldi. Anna denuncia la situazione come molto grave, sottolineando che non si è più al sicuro nemmeno affidando il cellulare per riparazioni. Racconta anche di molestie indirette ricevute sui social e del disagio di molte ragazze, alcune delle quali non denunciano per paura o vergogna. Anna auspica che le indagini si estendano a Telegram, dove il fenomeno è ancora più difficile da bloccare, e descrive casi in cui volti di amiche sono stati manipolati con Photoshop su corpi estranei, rivelando la follia e la trappola di una rete che avrebbe dovuto avvicinare, ma invece inganna e opprime.