“Sono solo un povero prete di periferia. Non ho mai toccato una pistola. Le mie armi sono il Vangelo e la preghiera.”
Così don Maurizio Patriciello, il prete simbolo della lotta in prima linea contro la criminalità organizzata, si rivolgeva a chi aveva cercato di intimorirlo, facendo esplodere una bomba davanti al cancello della sua chiesa, nel marzo del 2022. L’utlima di una serie di intimidazioni.
“Non posseggo niente. Di che avevano paura queste persone che hanno scelto la via del male? In che cosa avrei potuto danneggiarli? I camorristi hanno bisogno del silenzio omertoso dei cittadini più del pane. Odiano la libertà. Tiranneggiano il nostro popolo. Lo vogliono condannare a morte. Ma non rinunciano all’ebbrezza di essere ipocritamente osannati e riveriti. Non vogliono bene a nessuno, nemmeno ai loro stessi figli, ai quali aprono le porte del carcere o del camposanto. Questi scempi vanno denunciati. Ad alta voce. L’ho fatto. A loro non piace. E arrivano le minacce”, continuava il parroco di Caivano.
Un padre scomodo
Un sacerdote scomodo don Maurizio.
Nato a Frattaminore, in provincia di Napoli, nel 1955. Paramedico scrupoloso, lavorava a 100 metri da casa. Poi nel 2013 la “conversione”. Un passaggio in auto a un sacerdote francescano, di quelli che per ubbidienza alla povertà, scalzi, viaggiano in autostop, lo aveva incuriosito. Proprio lui, lontano dalla Chiesa da tempo. Alla fine Patriciello a 30 anni si iscrive a Teologia e poi diventa prete.
Il vescovo lo invia a Parco Verde di Caivano, nel napoletano, dove si contano 13 piazze di spaccio per un business di 100 milioni di euro all’anno. Da allora è impegnato in prima linea nella lotta per la tutela del territorio inquinato dalle discariche industriali inquinanti e radioattive, la cosiddetta Terra dei fuochi.
La battaglia e la vita sotto scorta
Costretto a vivere sotto scorta dal 2022 per le minacce ricevute dalla camorra di cui ha denunciato l’oppressione “ad alta voce”, si è scagliato soprattutto contro il malaffare nella cosiddetta Terra dei fuochi. Per il cattivo odore che aleggia nel quartiere a volte non è riuscito a celebrare la messa, vedendo poi morire di tumore il fratello Franco.
Per denunciare la criminalità sul suo territorio don Maurizio ha fatto ricorso anche ai social network su cui ripetutamente ha messo in evidenza una situazione ormai insostenibile tra degrado, mafia e pericoli per la salute, arrivando alla ribalta nazionale.
Proprio attraverso i social il sacerdote ha commentato l’operazione della polizia dopo l’attentato intimidatorio del 2022 in un post sulla sua pagina Facebook: « Mi avete costretto, fratelli camorristi, a vivere sotto scorta – scrive don Patriciello –. Mi pesa. Non lo avrei mai pensato. Fa niente. Vi perdono. Vi abbraccio. Vi chiedo però di cambiare vita. Per il nostro bene. Per il vostro bene. Per il bene dei vostri figli».
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra Don Maurizio Patriciello nella chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde di Caivano, Napoli, 31 Agosto 2023
L’incontro con la premier Meloni
Il sacerdote ha più volte riconosciuto al governo e al presidente del Consiglio Meloni, di avere per la prima volta, dopo tante richieste precedenti inascoltate, agito concretamente sul territorio di Caivano, dopo che lui aveva sollecitato la premier a visitare il quartiere periferico.
Dopo l’operazione della polizia a Parco verde, il sacerdote ha scritto in un post sulla sua pagina Facebook: “La sua risposta rapida mi ha lasciato davvero sbalordito. Avevo conosciuto Matteo Renzi e Giuseppe Conte, ma la differenza con la Meloni è che lei ha davvero preso in mano la situazione”.
Dopo il blitz, Caivano è diventato un modello di intervento del Governo nelle zone svantaggiate; del resto, anche il pacchetto di interventi, il cosiddetto “decreto Caivano”, prende il nome proprio dalla cittadina del Napoletano. Pur sottolineando l’importanza del maggior numero di forze dell’ordini presenti in strada per i pattugliamenti, Patriciello però non si accontenta e ha chiesto alle istituzioni un ulteriore sforzo: Dopo la polizia a Caivano “serve anche un esercito di maestri e assistenti sociali”.
Ogni bambino nato, ogni comunione, ogni lezione di catechismo, ogni manifestazione di vita restano per don Patriciello, la ragione della sua missione a Caivano. La difesa della sua parrocchia, baluardo contro la deriva criminale che fagocita giovani vite, lo scopo della sua battaglia.