“Non è accettabile che operatori intervenuti per salvare 87 vite vengano attaccati a colpi d’arma da fuoco a seguito di un rescue. La più sincera vicinanza all’equipaggio e alle persone migranti soccorse che, oltre allo svolgimento delle attività necessarie a far fronte al naufragio, hanno dovuto fare i conti con questo triste episodio che, ci auguriamo, non si ripeta mai più”.
Il commento di Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana, arriva, come molti, a ridosso dell’aggressione avvenuta ieri da parte della Guardia Costiera Libica contro la nave ong che aveva tratto in salvo decine di migranti.
“Centinaia di proiettili esplosi dalla Guardia libica in acque internazionali contro la nave Ocean Viking”. A denunciare il “violento e deliberato attacco” – con tanto di foto dei bossoli e dei finestrini frantumati dai colpi – sono stati gli attivisti di Sos Mediterranée che, a bordo dell’imbarcazione nelle ultime ore, avevano appena soccorso un gommone al largo della Libia.
“Gli 87 sopravvissuti e l’equipaggio stanno bene. Stiamo lavorando a ricostruire gli eventi”, spiegano ancora dalla nave della Ong, diretta verso Marina di Carrara, indicata dal Viminale come porto di sbarco. Prima di annunciare l’attacco della Guardia libica, Sos Mediterranée aveva lamentato la lunga distanza della meta, a 1.300 chilometri dall’area di salvataggio: “Sono tre giorni e mezzo di navigazione che – avevano spiegano – terranno la nostra nave lontana dal Mediterraneo”.
La giornata di ieri era stata già segnata da ulteriori polemiche dopo la questione posta dagli attivisti di Mediterranea Saving Humans, che avevano disobbedito al Viminale portando a Trapani i dieci migranti salvati in mare, invece che verso la ben più lontana Genova, come era stato loro indicato. “La dignità e la vita umana – ha affermato la presidente Laura Marmorale -vengono prima di ogni altra considerazione. Abbiamo detto no a questa logica disumana, abbiamo messo un freno come abbiamo potuto”.