Omicidio in concorso plurimo: con questa accusa Nicolò di Salvo risulta essere il primo indagato per la strage di Casteldaccia.
L’uomo è il titolare della Quadrifoglio Group di Partinico di Palermo, l’azienda per conto della quale lavoravano quattro dei cinque uomini morti mentre lavoravano alla rete fognaria di Casteldaccia lo scorso 6 maggio: Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano, oltre al socio Epifanio Alsazia. La quinta vittima, Giuseppe La Barbera, era un interinale dell’Amap, la ex municipalizzata del Comune di Palermo che aveva bandito l’appalto per la manutenzione delle fognature dei paesi della costa est della provincia. Un sesto uomo, Domenico Viola, è in fin di vita in Rianimazione al Policlinico.
Di Salvo, che si trovava negli Stati Uniti al momento dell’incidente, avrebbe quindi ricevuto un avviso di garanzia, atto dovuto affinché possa nominare un medico legale di fiducia che parteciperà oggi all’autopsia delle vittime.
Le indagini puntano a chiarire eventuali falle nella sicurezza – nessuno degli operai indossava mascherine – e con quali criteri fosse stato selezionato il personale che non sarebbe stato specializzato e non avrebbe seguito corsi di sicurezza e perché il tecnico Amap ha autorizzato le vittime a scendere nella stanza dell’impianto. C’è da chiarire anche la catena di responsabilità nella vigilanza sui lavori subappaltati alla ditta.
La dinamica dell’incidente
Secondo le prime ricostruzioni, le vittime non sarebbero dovute scendere nell’impianto di rete fognaria ma avrebbero dovuto procedere allo spurgo dei tombini dalla strada.
La sonda dell’autospurgo, che avrebbero dovuto calare dall’esterno – il tombino era stato ricoperto di asfalto in precedenti lavori stradali – si sarebbe bloccata e gli operai avrebbero chiesto il permesso al direttore dei lavori di Amap di scendere sotto terra.
Il “tappo” che impediva alla sonda di spurgare sarebbe saltato e i primi 3 operai, tra cui il capo squadra e contitolare della Quadrifoglio, Epifanio Alsazia, sarebbero stati investiti da liquami e gas letale, avrebbero perso i sensi e sarebbero precipitati nella vasca sottostante.
Per soccorrerli altri tre lavoratori, tra cui l’interinale Giuseppe La Barbera, che era addetto al controllo della segnaletica stradale, sarebbero scesi. Due sono morti, il terzo sta lottando tra la vita e la morte.
L’inchiesta è coordinata dalla pm Elvira Cuti. L’ autopsia, a cui potranno partecipare anche i consulenti dei familiari delle vittime, sarà eseguita all’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo dalla dottoressa Stefania Zerbo.
Il contratto di appalto stipulato con Amap, la municipalizzata che aveva dato alla loro ditta, la Quadrifoglio group, l’appalto dei lavori, prevedeva che l’aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sottoterra.
Questo spiega perché nessuna delle vittime indossava la mascherina né aveva il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato, il gas che poi li ha uccisi.
L’ipotesi che si sia rotto un tubo da cui poi è fuoriuscito il gas è stata smentita dai vigili del fuoco, mentre non si esclude che gli operai abbiano potuto aprire una paratia che sarebbe dovuta restare chiusa. L’ambiente infatti, in condizioni normali, è a tenuta stagna.
“Chiediamo risposte immediate all’Ispettorato nazionale del lavoro, al ministro del Lavoro e alla Regione Siciliana”, dice in una nota la Fp Cgil Sicilia. “Ricordiamo che ad oggi, in Sicilia – si legge – sono stati inviati dall’Inl solo 30 ispettori del lavoro, nessuno con le professionalità tecniche necessarie per fare verifiche in ambienti confinati come quello di Casteldaccia”
“Per di più gli ispettori inviati resteranno solo sino a fine anno, mentre la sicurezza e la tutela del lavoro non hanno scadenze temporali. È fondamentale avere un presidio stabile anche in Sicilia: occorre provvedere al più presto all’invio di altri ispettori del lavoro e di ispettori tecnici, garantendo la loro piena operatività e superando inesistenti ostacoli burocratici”.
Parenti delle vittime del tragico incidente sul lavoro a Casteldaccia