Un inferno, come nella Divina Commedia, il caso infiamma l’opinione pubblica e anche la politica: due studenti musulmani di una terza media di Treviso sono esentati dallo studio della Commedia di Dante Alighieri, definita “un’opera a sfondo religioso” in contrasto con la fede dei due ragazzi.
La vicenda
L’iniziativa è nata dallo scrupolo di un professore che, nell’affrontare lo studio del capolavoro della letteratura italiana, ha scritto alle famiglie i cui figli sono già esentati dall’ora di religione per chiedere il consenso a trattare l’opera dantesca. Di risposta, i genitori degli studenti musulmani hanno chiesto che i figli fossero esonerati da studio, compiti in classe e interrogazioni su Dante. Perché l’opera, a loro dire, “offende l’Islam”. Il ministero ha disposto un’ispezione. Per i due alunni l’insegnante ha organizzato un programma parallelo alternativo, dedicato a Boccaccio.
I precedenti
Non è il primo caso in cui, anche a scuola, Dante entra in collisione con l’Islam. I versi dedicati dal poeta medievale a Maometto, citato nel 28esimo Canto e collocato nella Nona Bolgia dell’Ottavo Cerchio dell’Inferno, erano costati alla “Commedia” la censura in alcuni Paesi islamici.
Valditara: “Disposta un’ispezione”
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha annunciato un’ispezione “per verificare come stanno effettivamente i fatti, perché oggettivamente un’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura per motivi religiosi o culturali – ancora non abbiamo ben capito – è del tutto inammissibile”.
Le reazioni del mondo della politica e della cultura
È seguita una cascata di commenti, da maggioranza e opposizione, increduli sul fatto che Dante possa ‘turbare’ qualcuno. “È un’assurdità cancellare Dante. Ma dietro questo si nasconde un problema ancora più grande: l’integralismo” ha dichiarato il presidente veneto, Luca Zaia, mentre il sindaco di Mario Conte, ha giudicato la scelta “incomprensibile”. Ancora più diretti il leader della Lega, Matteo Salvini – “è demenziale non studiare Dante perchè offende qualcuno” – e il ministro turismo Daniela Santanchè: “Dante? Continuiamo a sottometterci ai musulmani’ Questi politicamente corretti li avrebbe messi tra gli ignavi”. Critiche anche dall’opposizione. “Conoscere Dante non toglie nulla alla confessione religiosa dei ragazzi ma aggiunge molto alla conoscenza della cultura italiana. Integrazione si fa per aggiunta, mai per sottrazione” ha scritto su X la senatrice Pd Simona Malpezzi, mentre Debora Serracchiani si è detta incredula “che si possa mettere in discussione lo studio nelle scuole della Divina Commedia, un patrimonio dell’umanità imprescindibile per qualunque formazione culturale non solo italiana”.
Negativo anche il parere degli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti, che definiscono un autogol preferire Boccaccio, che “è molto più difficile da digerire, immorale anche dal punto di vista islamico”, a Dante che “era inclusivo”. In difficoltà pare soprattutto la preside dell’istituto Felissent, che si è chiusa in una riunione fiume. “Sto cercando di chiarire cosa sia accaduto – ha detto Francesca Magnano – Di certo è un errore dire che c’è stato un via libera, io non sapevo nulla di questa storia e sto cercando di fare chiarezza con i docenti coinvolti”.