L’unica certezza era che questo Summer Game Fest sarebbe stato per Microsoft un banco di prova.
Si trattava infatti della prima conferenza di annunci dopo il completamento dell’acquisizione di Activision-Blizzard, un affare da quasi 70 miliardi di dollari che ha dato vita a un colosso con pochi pari in campo gaming. E dopo una serie di chiusure e licenziamenti dal forte impatto mediatico. Aspettative altissime, dunque, che Xbox ha saputo soddisfare con una sequela inarrestabile di annunci tra sequel, prequel e titoli totalmente inediti, molti dei quali hanno debuttato proprio qui a Los Angeles. E tirando fuori diversi assi nella manica.
L’antipasto è stato un nuovo Call of Duty, l’episodio numero sei della saga chiamata “Black Ops”, che nelle sue trame mescola fatti storici e fantapolitica per dare vita a storie dal taglio thriller. Un capitolo in uscita a fine ottobre e che ci porterà negli anni ‘90 alla fine della Guerra Fredda, tra spie, terroristi e tentate rivoluzioni. Con molte novità anche per il comparto multigiocatore online, che resta comunque il piatto forte di questo sparatutto ormai in circolazione da vent’anni.
Subito seguito da un trailer ad alto tasso di heavy metal per Doom: The Dark Ages, un prequel che vuole raccontare le origini del protagonista di quello che ancora oggi è considerato il papà degli sparatutto. E che giocheremo, senza ancora una data precisa, solo nel 2025.
Tra le grandi sorprese fa capolino anche un nuovo Perfect Dark, epopea spy-thriller che ai tempi del Nintendo 64 aveva stregato un’intera generazione di videogiocatori. Nel 2005 Microsoft aveva già pubblicato un prequel, Perfect Dark Zero, ma qui siamo davanti a un gioco totalmente nuovo, tra gadget ipertecnologici e rocambolesche scene d’azione. Anche in questo caso non c’è una data d’uscita.
Continuando sul filone nostalgico, anche il reboot di Fable ha conquistato l’attenzione con un trailer ironico, ricco di dialoghi ma povero di gameplay, che resta elemento fondamentale per ogni gioco di ruolo d’azione.
In chiusura Xbox decide di giocarsi il tutto per tutto con una mossa, quella “one more thing” in pieno stile Apple, che serve a conquistare definitivamente il pubblico dei nostalgici: sulle note di “Mad World” nella versione di Gary Jules, che dieci anni fa vevano accompagnato un famoso trailer, torna infatti Gears of War, lo sparatutto in terza persona che all’epoca aveva fatto la fortuna di Microsoft e della Xbox 360. E lo fa con un prequel che promette di raccontare le origini dell’invasione aliena che sta alla base della saga.
Tutti titoli di alto profilo, anche se spesso mancanti di date di uscita, accompagnati da una serie di titoli originali, come il curioso South of Midnight, un’avventura impregnata di realismo magico ambientata nel sud degli Stati uniti, Flintlock, un gioco ispirato a Dark Souls ma con un combattimento che mescola armi da fuoco e da mischia, Expedition 33, un gioco di ruolo in stile giapponese ma prodotto in Francia. E poi Indiana Jones and The Great Circle, con l’archeologo interpretato da Harrison Ford che torna in forma di videogioco con una grande produzione a cui partecipa anche l’attrice nostrana Alessandra Mastronardi.
Ma la vera scommessa di Microsoft non sta solo nei giochi presentati. La parola d’ordine durante tutta la conferenza è stata infatti “game pass”, cioè il servizio di videogiochi in abbonamento di casa Xbox, che con un pagamento fisso ogni mese permette di accedere a un vasto catalogo in continua evoluzione. La quasi totalità di quello che è stato mostrato qui a Los Angeles sarà infatti compresa nell’abbonamento fin dal giorno ufficiale di uscita, trasformando titoli che costavano tra i 70 e gli 80 euro in qualcosa di accessibile per pochi spiccioli. Un bottino molto appetitoso per gli utenti ma che nasconde non pochi rischi: con i costi sempre più faraonici che richiedono questi prodotti di alto profilo, e con le decine di migliaia di licenziamenti già in atto, la sostenibilità di questo modello non è affatto scontata.