Sale di toni la sfida interna alla maggioranza sul terzo mandato. Antonio Tajani evoca Hitler e Mussolini: “anche loro avevano vinto le elezioni”. E la reazione della Lega oscilla fra l’ira e l’offesa. Soprattutto fra i governatori del partito di Matteo Salvini (il quale, invece, cerca di smorzare le tensioni), che si sono fatti sentire nel Consiglio federale convocato dal leader, premendo affinché al più presto sia convocato un vertice di maggioranza per discutere una proposta. In mezzo c’è Giorgia Meloni che, al di là dell’apertura al confronto annunciata da FdI nei giorni scorsi, secondo più fonti di governo, non sarebbe affatto intenzionata ad accelerare su questo dossier.
Antonio Tajani (Rainews24)
All’indomani del vertice dei leader di centrodestra a Palazzo Chigi, in cui non è stato volutamente messo sul tavolo il tema decisamente divisivo, FI ha ribadito con forza di non condividere l’ipotesi di modifica che consentirebbe ai presidenti di regione più di due mandati. “Non è una questione di volontà popolare… Anche Mussolini ha vinto le elezioni, anche Hitler aveva vinto le elezioni”, la linea di Tajani, secondo cui un governatore “troppo tempo seduto su una poltrona rischia di far sì che ci siano rischi di autoritarismo, di incrostazioni di potere”. “Parole grevi, offensive, fuori luogo”, come sono state definite in vari degli interventi dei leghisti durante le quasi due ore del Federale, il primo per Roberto Vannacci da vicesegretario, utile anche a confermare la kermesse di Pontida il 21 settembre. I più sconcertati, raccontano, sono stati i governatori (dell’organismo fanno parte Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga).

Matteo Salvini e il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, 14 novembre 2023 (ansa)
L’input dei leghisti è andare avanti sul terzo mandato “con decisione e senza incertezze”. “La posizione della Lega sul terzo mandato è chiara da anni, non devo ribadire quello che diciamo da anni”, ha chiarito Salvini, che non vuole polemizzare con gli alleati, assicurano i suoi. Nei prossimi giorni si studierà la strategia, anche con il sospetto che sia necessario “andare a vedere le carte”, nella convinzione che dietro le bordate di FI ci sia l’intenzione di ottenere contropartite pesanti. Anche Noi moderati, ribadisce Maurizio Lupi, è contrario: “Se si affronta la questione per i governatori, va fatto anche per sindaci e Province, per cui chiediamo l’elezione diretta”. Di certo, i tempi sono stretti, considerando l’appuntamento delle Regionali in Autunno, anche in Veneto, dove Zaia al momento non può ricandidarsi.

Maurizio Lupi di Noi Moderati (ANSA)
02/03/2025
Chi spinge per il terzo mandato studia le soluzioni, non semplici visto che al momento non ci sono decreti legge su materie attinenti all’esame del Parlamento, su cui poter intervenire con emendamento. Né appare facile intervenire su un disegno di legge (perché ha tempi più lenti) come quello in Senato sull’adeguamento del numero di consiglieri e assessori regionali, il cui termine per gli emendamenti è fissato al 17 giugno. Su un tema simile, inoltre, andrebbero consultate anche le opposizioni. Un decreto legge, poi, si ragiona nella maggioranza, rischierebbe di andare incontro a rilievi da parte del Quirinale. Vedremo se la riflessione che stiamo facendo rientrerà per questa tornata delle regionali o farà per le prossime”, spiega Francesco Filini, di FdI. E secondo fonti di governo del suo partito, per “il capo”, ossia Meloni, “sul terzo mandato non si va da nessuna parte”.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (ansa)
C’è anche la questione fiscale
Tutto da risolvere è anche il confronto sul fisco. La premier punta prioritariamente al taglio dell’Irpef per il ceto medio, in asse con Tajani. Lupi spinge per interventi a favore dei giovani (“Ridurre un punto di Irpef vale 4 miliardi e rischia di non avere un’incidenza reale”). Mentre Salvini ai suoi ha spiegato che la pace fiscale attraverso la rottamazione delle cartelle, “operativa dal 2026 attraverso la manovra”, è “complementare” e non alternativa alle proposte degli alleati. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sta sposando la sua linea: “I tempi ci sono. Adesso bisogna lavorare con i dati alla proposta e poi c’è l’iter parlamentare”. Ma all’interno di FdI si predica grande cautela. Il debito pubblico, sottolinea una fonte di governo, “crea sempre forte preoccupazione”.