Sono iniziati stamattina al Palazzo di Giustizia di Milano, davanti al gip Stefania Donadeo, gli interrogatori degli agenti di Polizia penitenziaria sospesi dall’incarico con misura cautelare nell’inchiesta su presunti maltrattamenti e torture nel carcere minorile Beccaria, che ha portato in carcere anche tredici loro colleghi.
Oggi vengono sentiti quattro agenti, tra cui l’ex comandante della penitenziaria al Beccaria, Francesco Ferone, accusato di aver falsificato le relazioni per coprire le violenze dei colleghi, e gli altri quattro sospesi saranno ascoltati domani. Gli agenti per i quali è stata disposta la sospensione “dall’esercizio del pubblico ufficio ricoperto”, come ricostruito dal giudice nell’ordinanza, non hanno messo in atto materialmente le violenze, ma “con la loro presenza hanno rafforzato il proposito criminoso” o comunque “non hanno impedito l’evento”, ossia i pestaggi. E sono stati sospesi per “evitare la reiterazione del reato o l’inquinamento delle prove”.
Il legale del primo poliziotto ascoltato, l’avvocato Angelo Santoro, si è limitato a dire ai cronisti che l’indagato “ha risposto alle domande” e non ha voluto aggiungere altro nel merito dell’interrogatorio.
Intanto, l’inchiesta, nella quale sono indagate per le presunte omissioni anche le ex direttrici del carcere minorile, Maria Vittoria Menenti , e Cosima Buccoliero (perquisite con informazioni di garanzia il giorno degli arresti, una settimana fa), si concentra sia su altri episodi di violenze nei confronti di detenuti minorenni (altre quattro o cinque le vittime rispetto alle otto accertate nell’ordinanza) sia sulle posizioni di personale medico, educatori e vertici della struttura.
Al vaglio le omesse denunce, per aver visto gli abusi ed essersi girati dall’altra parte, o il concorso omissivo anche nelle torture per aver avallato, col silenzio, quelle “brutalità”.