
Da mesi tre suore ottantenni vicino a Salisburgo – Bernadette, Regina e Rita, appartenenti alle Agostiniane del coro – sono al centro di un acceso conflitto con il loro superiore. A settembre hanno lasciato il loro istituto per rientrare, con l’aiuto di un fabbro, nell’ex convento di Goldenstein, abbandonato da anni, contro il volere della Chiesa. Il superiore, il prevosto Markus Grasl, chiede alle religiose di ritirarsi dalla scena pubblica. Le suore rifiutano e hanno inviato un duro esposto al Vaticano. Nel documento, di cui dispone l’agenzia Kna, accusano Grasl di violazioni del diritto canonico e chiedono la sua rimozione. Grasl era stato nominato da Roma nel 2022 perché la comunità era troppo piccola per autogestirsi. Il caso si inserisce in una lunga serie di conflitti tra ordini femminili e autorità ecclesiastiche, spesso legati a proprietà immobiliari, autonomia interna e obbedienza religiosa. Dall’esplosione dell’ordine delle Immaculate Heart negli anni ’60 a Los Angeles, passando per dispute in Spagna, Svizzera, Mallorca e Italia, numerose comunità hanno contestato decisioni su chiusure di conventi, vendite di immobili o interventi del Vaticano. In Austria, il contrasto è esploso quando le tre suore, dopo il ritorno a Goldenstein, sono finite al centro di una forte esposizione mediatica. Grasl ha proposto loro di restare “fino a nuovo ordine”, ma a condizioni stringenti: vita ritirata, stop ai social, rinuncia alle cause legali e al proprio avvocato. Le religiose hanno respinto l’offerta. Grasl ha quindi rimesso la decisione a Roma: “La questione non è più nelle mie mani”, ha dichiarato il suo portavoce. Le suore contestano che il prelato si sia limitato a comunicare via stampa e sostengono di essere state rimosse contro la loro volontà e ricollocate in una casa di riposo. Il futuro del convento e delle tre religiose è ora nelle mani del Vaticano. Non è chiaro quando arriverà una decisione.