Giulia Cecchettin fu accoltellata anche all’interno dell’auto da Filippo Turetta, nei sedili posteriori, quando già si stava dissanguando, dopo che l’ex fidanzato l’aveva già colpita con un fendente letale, mentre lei stava tentando di fuggire nella zona industriale di Fossò. È l’ipotesi sulla dinamica della morte della giovane che emerge dalle analisi medico-legali e scientifiche, nell’inchiesta dei carabinieri e della Procura di Venezia. Indagini chiuse in vista della richiesta di processo.
Una telecamera di sorveglianza, come già emerso nei mesi scorsi, aveva ripreso le fasi finali della seconda aggressione, quella di Fossò appunto. Le immagini mostrano Giulia, spinta e colpita da dietro mentre tenta di fuggire di corsa, già fuori dalla macchina. Sbatte la testa su un marciapiede e resta a terra e lui la carica sull’auto. Quel colpo da dietro, anche se non si vede il coltello nelle immagini, sarebbe stato un fendente letale. Poi, le coltellate nell’auto.
Da qui anche la contestazione da parte dei pm dell’aggravante della crudeltà, perché Turetta avrebbe sferrato, questa è l’ipotesi, altre coltellate oltre a quella letale alla base del collo, mentre la ragazza stava morendo. I fendenti sarebbero in totale più di una ventina.
Come ricostruito nelle indagini, da poco chiuse, Turetta iniziò a “progettare” l’omicidio di Giulia, che aveva interrotto la relazione mesi prima, almeno qualche giorno prima di quando la uccise, l’11 novembre scorso. A documentarlo le analisi degli investigatori sugli acquisti effettuati on line e sulle ricerche sul web. Aveva già con sé quel sabato, infatti, nastro adesivo, due coltelli, le mappe per raggiungere quell’area boschiva vicino al lago di Barcis dove abbandonò il corpo, dei sacchi neri e indumenti e altro che gli serviva per la fuga (fu arrestato in Germania). Nel parcheggio a Vigonovo, a meno di duecento metri da casa di Giulia, ci fu la prima fase dell’aggressione. Là sono state trovate tracce ematiche e un coltello spezzato.
Importanti nelle indagini anche le analisi sul telefono del 22enne. Quello di Giulia, invece, non è mai stato trovato. Le condotte persecutorie su di lei, diversi episodi come anche dei pedinamenti, andavano avanti da mesi, tanto che la ragazza aveva confidato alle amiche che aveva “paura” di lui. Giulia sognava di diventare una illustratrice di libri per l’infanzia, tanto che vicino al suo corpo fu trovato anche un libro per bimbi che lei stava leggendo e che quella sera aveva con sé. Turetta, interrogato dopo l’arresto dai pm (non c’è stato più alcun interrogatorio in questi mesi), ha sostenuto di aver “perso la testa” e di aver avuto un “black out”. Proverà probabilmente, con i suoi difensori, a giocarsi una richiesta di perizia psichiatrica nel processo, sulla base di una propria consulenza di parte su eventuali vizi di mente. Prima del processo si terrà l’udienza preliminare, dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura.
Settantacinque coltellate, di cui una ventina derivanti dalla difesa (con le mani) della vittima, colpita più volte anche al volto. Al giovane viene contestata una crudeltà “chiaramente eccedente l’intento omicida”. Il controllo che esercitava sulla ragazza – riferiscono i quotidiani, citando l’atto di conclusione indagini – era continuo. Turetta aveva installato una app-spia sul cellulare di Giulia, e aveva pianificato il delitto e la fuga “almeno dal 7 novembre”, 4 giorni prima dell’omicidio.