Sono trascorsi ormai due anni dalla scomparsa di Greta Spreafico. I familiari non hanno mai creduto a un allontanamento volontario nè all’ipotesi che ad ucciderla fosse stato il giardiniere di Porto Tolle, conosciuto sui social e che insieme a lei aveva trascorso gli ultimi giorni. Indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere, la sua posizione era stata archiviata dopo un’anno.
La Procura di Rovigo riapre il caso
Ma ora il caso è stato riaperto, nel massimo riserbo, dalla stessa Procura: trapela solo che ci sia un nuovo iscritto nel registro degli indagati. “Per noi si sta finalmente facendo il passo giusto“, ha commentato Simone, fratello di Greta, intervistato dal Corriere della Sera. Sin dall’inizio lui aveva invitato a indagare sull’ex fidanzato della 53enne. “L’aveva allontanata da noi e dalle cure”, spiega e, secondo alcuni testimoni a cui gli inquirenti non avevano creduto, era stato visto il giorno prima della scomparsa di Greta a Porto Tolle.
Nella cittadina del Polesine la donna, originaria del comasco, si trovava per perfezionare la vendita di un immobile di famiglia. Dietro al possibile femminicidio potrebbe esserci proprio un movente economico: lei avrebbe manifestato la volontà di escludere dal testamento quel fidanzato che, già sposato e padre di due figli, le aveva promesso invano di troncare il legame precedente per convolare a nozze con lei. Greta annotava tutto su un diario che custodiva nel suo computer, scomparso insieme a lei e alla sua auto, una ford Kia mai ritrovata.