
Il pm Emanuele Marchisio, nel corso della sua requisitoria nel processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, ha spiegato che in questo processo in corso a Bergamo “non mancano le prove, ma le parole” per descrivere “un delitto assurdo: una vita spezzata per un capriccio”. Da qui la richiesta del fine pena mai per omicidio aggravato dai futili motivi e dalla minorata difesa della vittima.
L’imputato Moussa Sangare, prima reo confesso e che poi ha ritrattato ha cercato di intervenire ma il pm gli ha intimato: “Stia zitto, ora parlo io”.
La donna fu accoltellata a morte a la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola nella Bergamasca.