A vederla a fine giornata, dopo un’agenda modificata di ora in ora, Ursula von der Leyen saluta i cronisti e non appare affatto crucciata. Eppure il viaggio in Italia, per questo tour elettorale che la porta in tutti i paesi dell’Unione Europea, non è stato semplice. Pochi riflettori per lei e quello che doveva essere anche il via libera della campagna elettorale affiancata a Forza Italia, partito maggiore fra quelli del Ppe rappresentati in Italia, non è andato come forse avrebbe voluto.
Per chi è ancora alla guida della Commissione europea, appare chiaro il clima che c’è in Italia all’interno della maggioranza di governo.
Se Antonio Tajani non ha problemi a immaginare Von der Leyen come Spitzenkandidat dei popolari – cioè il nome indicato come prima scelta in caso di vittoria – all’interno del suo partito c’è chi arriccia il naso. Licia Ronzulli alla vigilia dell’incontro con gli azzurri, l’ha definita “un cavallo ormai zoppo”.
Eppure Roma è una città chiave nella corsa di von der Leyen al bis a palazzo Berlaymont. Ed è una piazza sulla quale la presidente uscente dovrebbe contare innanzitutto sul sostegno di Forza Italia.
Per la maggioranza di governo italiana è, al momento, la candidata più scomoda. Così Antonio Tajani non può sostenerla fino in fondo, Giorgia Meloni ha dovuto ammorbidire i toni rispetto al gradimento di una sua ricandidatura a capo di una coalizione fra popolari, conservatori e liberali, Matteo Salvini ha detto no a lei e a Draghi in tutte le forme.
Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini
Von der Leyen, come è accaduto per tutti gli altri Paesi toccati dal suo tour, è arrivata in Italia su invito del riferimento locale del Ppe, ovvero gli azzurri.
Invito che era stato formulato per la giornata dell’apertura della campagna azzurra per le europee, prevista ieri pomeriggio all’Eur. Solo che all’apertura della campagna von der Leyen non ci ha mai messo piede. La sua partecipazione non era prevista: quello dell’Eur era un evento elettorale di uno dei 4 partiti italiani associati al Ppe, hanno spiegato a metà giornata fonti informate. Il punto è che si trattava dell’unico incontro pubblico che von der Leyen poteva avere in agenda. Un incontro simile a quello di venerdì a Spalato, quando la Spitzenkandidat è intervenuta all’apertura della campagna del partito del premier Andrej Plenkovic, Hzd.
“Con von der Leyen le cose vanno bene”, ha assicurato Tajani. In effetti ha trascorso con la presidente della Commissione buona parte del pomeriggio. Prima a pranzo, con i ministri e i capigruppo azzurri alla Camera, al Senato e all’Europarlamento. Poi alla fondazione de Gasperi, dove von der Leyen ha risposto alle domande dei giovani di Fi: “Lo spirito di de Gasperi va tutelato. Più la politica porta soluzioni più la democrazia è forte. E noi dobbiamo combattere per la democrazia”, ha sottolineato la candidata dei popolari, soffermandosi sui temi più svariati, a cominciare dal green deal.
Sul dossier “serve un approccio pragmatico e non ideologico”, ha avvertito Tajani, laddove von der Leyen ha assicurato che, se gli obiettivi sul clima non cambiano, sul come raggiungerli verrà lasciata maggiore libertà. Sugli stessi temi Tajani e von der Leyen si sono soffermati incontrando il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e quello di coldiretti, Ettore Prandini. Poi la presidente della Commissione ha fatto rientro in albergo, per riprendere la via del ritorno, direzione Bruxelles.
Von der Leyen ha preso la visita con filosofia, consapevole che ogni Paese ha un preciso contesto politico con cui avere a che fare. E in Italia i vertici del Ppe sanno da tempo che il dibattito sul sostegno a un bis di Ursula può alimentare tensioni nella maggioranza e nel governo, con una Lega pronta a cavalcare l’onda sovranista e una premier, Giorgia Meloni, più aperta a una collaborazione con von der Leyen.
La linea, dalle parti della presidente uscente, non cambia. In un’intervista all’Ansa von der Leyen ha ribadito la necessità di “un’ampia coalizione di forze pro-europee che cooperi” in uno dei momenti chiave della storia del vecchio continente. Forze che siano pro-Ucraina e pro-stato di diritto. Forze in cui, in linea teorica, il Ppe include Fratelli d’Italia.
Ma la composizione della nuova maggioranza resta tutta da vedere. I cambi di casacca, a destra e nell’estrema destra, sono messi in preventivo dai Popolari. Uno, in particolare, potrebbe funestare il dialogo tra Ppe e Fdi in seno all’Eurocamera: l’ingresso di Viktor Orbàn nel gruppo dei Conservatori e riformisti.