Si è svolto questa mattina l’interrogatorio di garanzia nel carcere milanese di San Vittore per Daniele Re, 34 anni, l’uomo arrestato mercoledì con l’accusa di omicidio aggravato per la morte della compagna Ramona Rinaldi, 39 anni, trovata senza vita nella casa della coppia a Veniano, in provincia di Como, all’alba dello scorso 21 febbraio. L’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Daniele Re ha incontrato il gip di Milano Angela Laura Minerva, che lo ha interrogato per rogatoria (a emettere l’ordinanza di custodia era stato il gip del tribunale di Como Massimo Mercaldo): difeso dall’avvocato Davide Montani, si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha comunque voluto rilasciare spontanee dichiarazioni, sul cui contenuto non filtrano dettagli. In passato, sentito in procura a Como, si era dichiarato estraneo a tutte le contestazioni.
La vicenda di Ramona Rinaldi, 39 anni, trovata morta il 21 febbraio 2025 nel bagno della sua abitazione a Veniano (Como), ha sconvolto l’opinione pubblica. Inizialmente, la morte della donna, madre di una bambina di 6 anni, era stata classificata come suicidio, poiché la donna fu trovata impiccata nella doccia con la cintura di un accappatoio. Tuttavia, le indagini coordinate dalla Procura di Como hanno ribaltato questa ipotesi, portando all’arresto del compagno il 16 luglio con l’accusa di omicidio volontario aggravato, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. Le incongruenze emerse fin da subito hanno insospettito gli inquirenti.
Un vicino riferì di aver sentito un tonfo nella notte e la lavatrice in funzione conteneva la camicia da notte di Ramona. L’autopsia ha poi rivelato segni di strangolamento, smentendo la tesi del suicidio, mentre un picco di consumo elettrico notturno ha ulteriormente incastrato l’uomo. Secondo la Procura, Re avrebbe inscenato il suicidio dopo aver ucciso Ramona che sarebbe stata intenzionata a lasciarlo. Le analisi del RIS su porta, pigiama e corda hanno consolidato il quadro accusatorio.