Dopo le due misure cautelari annullate martedì, oggi gli arresti cadono per altri tre indagati, Giancarlo Tancredi, ex assessore all’urbanistica, Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione paesaggio e Federico Pella, imprenditore, tornano liberi. Per loro il riesame stabilisce l’interdizione per un anno. Significa che le esigenze cautelari sono deboli, ma che il quadro di gravi indizi questa volta regge, cosa che incoraggia la Procura: “E’ una grande indagine e noi abbiamo l’obbligo giuridico di andare avanti perché la legge ce lo impone”.
Proprio oggi si scopre che i 74 indagati dell’inchiesta sull’urbanistica diventano 75. Il nuovo nome? Christian Malangone, direttore generale di Palazzo Marino, uno dei partecipanti alla chat Pirellino con l’assessore Tancredi e con l’imprenditore Manfredi Catella, accusato di concorso in induzione indebita proprio per il progetto Pirellino. Su di lui Tancredi e Catella in chat dicono “Il meglio, un colpo da campione”, dice uno. “C’è solo un dg si complimenta l’altro”, commentando a settembre scorso un successo di Malangone.
Le chat, 4000 pagine danno conto del clima di paura a Palazzo Marino per le inchieste. A gennaio dell’anno scorso l’assessore Tancredi scrive al sindaco Sala, “c’è sconforto e terrore di avvisi di garanzia, è un attacco politico”. Un anno prima, invece, Tancredi cercava di convincere il sindaco che alzare gli indici di edificabilità avrebbe alterato il bilancio ambientale della città. “Possiamo fare senza?” Sala lo avverte, “lo faranno a livello nazionale, me lo ha detto Meloni e Milano con la fame di case non lo fa?”
Nelle chat c’è anche molto sulla questione stadio di San Siro. Il 14 luglio scorso, nel pantano della vicenda legale, dopo un vertice di maggioranza, Tancredi commenta, “Beppe, il sindaco ha sbroccato troppo”.