Violazione della direttiva europea relativa alla conservazione dell’habitat naturale, modifiche sostanziali al contratto originario e mancata acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti sul piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario.
La Corte dei conti ha reso note le motivazioni che, lo scorso ottobre, hanno portato alla decisione di negare il via libera al ponte sullo stretto.
Motivazioni che, si legge in una nota, alla luce della collaborazione con Bruxelles, non fermano l’iter per la realizzazione dell’infrastruttura, ma di cui il ministero prende atto e sulle quali tecnici e giuristi sono già al lavoro. Sulla stessa linea anche la nota di Palazzo Chigi che assicura un attento approfondimento da parte del governo e delle amministrazioni coinvolte, nella convinzione che si possa chiarire e ci si possa confrontare in modo costruttivo per riuscire a garantire all’Italia un’opera strategica attesa da decenni.
“Siamo fiduciosi di poter individuare le opportune iniziative conseguenti alle motivazioni della Corte dei conti, anche sulla scorta dell’impegno profuso per riavviare la realizzazione del ponte secondo le modalità previste dalla legge speciale approvata dal Parlamento che ha definito l’opera strategica e di preminente interesse nazionale”, commenta l’amministratore delegato della società Stretto di Messina Ciucci. Ma aggiunge che è necessario conoscere anche le motivazioni della Corte sulla seconda bocciatura, decisa il 17 novembre.
