Giovedì 20 e venerdì 21 marzo saranno i giorni del prossimo Consiglio europeo che avrà tra i temi all’ordine del giorno anche il ‘Patto sulla Migrazione e l’Asilo’. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha scritto ai Paesi dell’Unione che sta preparando un elenco Ue di paesi di origine sicuri attingendo a un’analisi dell’agenzia europea per l’asilo e ad altre fonti di informazioni per definire una prima selezione di paesi scelti in base a criteri oggettivi. Un esempio che viene solitamente fatto per capire cosa la Commissione intende con ‘criterio oggetivo’ è la circostanza che se sono pochi i cittadini di uno Stato che chiedono l’asilo in Europa, allora quel Paese può essere considerato sicuro.
Nella nuova proposta sui rimpatri, von der Leyen segnala tra l’altro, “stiamo anche aprendo la possibilità per gli Stati membri di stabilire ‘hub di rimpatrio’ in paesi terzi”, In pratica si tratta di un sostegno diretto a quanto fatto dal Governo italiano con i centri in Albania.
Un centro migranti in Albania (Ansa)

Corte di Giustizia Europea (cir-onlus.org/)
Sulla questione dei ‘Paesi sicuri’ l”approccio di Bruxelles è stato però a dir poco ondivago: il 25 febbraio scorso, davanti alla Corte di Giustizia europea, il rappresentante legale della Commissione Ue aveva sostenuto che: “La Commissione è disposta ad accettare che la direttiva 2013/32 consente agli Stati membri di designare paesi di origine come sicuri prevedendo eccezioni per categorie di persone”. In sostanza: decidono i singoli Paesi, il che è esattamente il contrario di quanto sostenuto nelle osservazioni che il rappresentante della Commissione aveva depositato solo un mese prima.
La Corte europea era stata sollecitata ad esprimersi dai tribunali italiani che avevano annullato le decisioni del Governo Meloni di respingere verso un centro di detenzione in Albania persone richiedenti asilo provenienti da Egitto e Bangladesh. Per il Governo i due Paesi erano da considerare sicuri, per cui i la richiesta d’asilo era immotivata. Per i giudici Egitto e Bangladesh non garantiscono uguali diritti a tutti i cittadini, per cui non possono essere considerati sicuri. La palla era poi passata alla Corte di Cassazione.

Sbarco Migranti – immagine di repertorio (lapresse)
Secondo la Cassazione, la designazione di un Paese come ‘sicuro’ è prerogativa del Ministro degli Esteri e degli altri Ministri competenti. Tuttavia, spetta al giudice verificare la legittimità di questa designazione, soprattutto in procedimenti urgenti come quelli legati al trattenimento dei migranti. Il giudice, in pratica, deve accertare se la valutazione ministeriale abbia superato i confini della ragionevolezza o sia divenuta non rispondente alla realtà, considerando eventuali persecuzioni diffuse e costanti che renderebbero il Paese non sicuro per il richiedente. La Cassazione ha ribadito anche che il rispetto dei diritti fondamentali, incluso quello delle minoranze, è un elemento imprescindibile per definire uno Stato come Stato di diritto.
Il 10 aprile l’Avvocato generale della Corte di Giustizia europea depositerà il suo parere indipendente e tra maggio e giugno è attesa la sentenza. La decisione dei giudici del Lussemburgo è particolarmente delicata, perché stretta tra la volontà politica di sempre più governi di limitare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo e le garanzie al momento in vigore.