Il presidente argentino Javier Milei è arrivato a Roma per la sua prima visita di Stato in Italia, nel corso della quale incontrerà Papa Francesco, domattina, e il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni, lunedì. Dopo l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino da Israele, l’inquilino della Casa Rosada e la sua delegazione si sono recati all’Ambasciata argentina, in piazza dell’Esquilino, “quartier generale” della visita. Della delegazione fanno parte, oltre ad alcuni imprenditori, la ministra degli Affari esteri, Diana Mondino, il ministro dell’Interno, Guillermo Francos, la ministra del Capitale umano, Sandra Pettovello, la segretaria generale della Presidenza, Karina Milei, sorella del presidente, e il segretario per il Culto, Francisco Sánchez.
Il presidente, come ha riferito La Naciòn, ha deciso di non alloggiare nel palazzo dove dormì, decenni fa, anche Eva Peron: lui e la sorella hanno deciso di trasferirsi nel lussuoso Intercontinental Hotel Ambasciatori, in via Veneto. Nella serata di ieri, il capo dello Stato argentino e Karina Milei si sono anche concessi una visita notturna al Colosseo, immortalata in una foto condivisa sul profilo Instagram dello stesso Milei.
L’agenda della visita di Stato
L’agenda del viaggio prevede, domani 11 febbraio alle 08.30, presso la Basilica di San Pietro, il saluto al Pontefice prima della messa di canonizzazione della prima santa argentina, María Antonia de Paz y Figueroa, detta Mama Antula. Quindi, alle 09.30, la partecipazione alla messa e alla cerimonia di canonizzazione.
Lunedì mattina, alle 9.00, Milei e il suo seguito torneranno in Vaticano, presso il Palazzo apostolico, per l’udienza privata con il Papa e per i colloqui in Segreteria di Stato. Quindi, alle 13.30, il capo di Stato argentino incontrerà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e, alle 15.00, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Anche il rabbino Wahnish nella delegazione, futuro ambasciatore argentino in Israele
C’è anche un rabbino nella delegazione argentina giunta in Italia, proveniente da Tel Aviv, che accompagnerà il presidente nei suoi appuntamenti in Vaticano e con le autorità italiane. Si tratta del rabbino Axel Wahnish, peraltro già designato da Milei nuovo ambasciatore dell’Argentina in Israele, con l’intenzione dichiarata di spostare l’Ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Wahnish non è ancora entrato ufficialmente in carica. Il ruolo è vacante dal 2022, dopo le dimissioni dell’ambasciatore Sergio Uribarri a seguito di una condanna in patria per corruzione. Rabbino della Comunità ortodossa argentina, Wahnish non ha esperienze diplomatiche e ha la cittadinanza israeliana. Dovrà rinunciare a quest’ultima, hanno spiegato i quotidiani locali, nel caso in cui dovesse assumere il ruolo di ambasciatore.
Wahnish, ha ricordato nei giorni scorsi Moked/Pagine Ebraiche, portale dell’ebraismo italiano, è la figura che ha introdotto Milei all’ebraismo. Il nuovo presidente ha seguito le sue lezioni di Torah e così si è appassionato alla tradizione ebraica, tanto da aver pensato di convertirsi. Nel corso della campagna elettorale ha poi spiegato di aver rinunciato al progetto, parlando di una incompatibilità tra il rispetto dello Shabbat e il lavoro di presidente.
Intanto, in Argentina, rimuove due funzionari strategici
A soli due mesi dal suo insediamento, Milei ha effettuato il primo rimpasto di governo chiedendo le dimissioni di due importanti funzionari di aree strategiche. Si tratta del direttore della Previdenza sociale (Anses), Osvaldo Giordano, e della segretaria per le Miniere, Flavia Royon: due funzionari dell’esecutivo in quota all’opposizione cosiddetta “dialoghista”, considerata da Milei come la principale responsabile dell’affossamento della legge Omnibus alla Camera, la settimana scorsa.
“Il presidente Javier Milei ha sollecitato le dimissioni del direttore dell’Amministrazione nazionale della previdenza sociale e della segretaria per le Miniere. I nomi dei loro successori verranno comunicati nei prossimi giorni” recita una breve nota dell’Ufficio della Presidenza argentina, pubblicata su X.
“La crisi economica e il momento storico attuale richiedono funzionari pubblici impegnati per la modernizzazione, la semplificazione e la sburocratizzazione dello Stato. Coloro che rivestono cariche pubbliche devono difendere gli argentini dai costanti attacchi di coloro che pretendono di conservare i loro privilegi” conclude il comunicato.